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Pakistan, cristiano condannato a morte per blasfemia

Avrebbe insultato Maometto durante una discussione. Oltre tremila musulmani inferociti hanno assalito e incendiato un sobborgo cristiano a Lahore

Un momento del linciaggio a cui è stata sottoposta la comunità cristiana di Lahore
Un momento del linciaggio a cui è stata sottoposta la comunità cristiana di Lahore

È l'ennesima storia di cristianofobia, quella che proviene dal Pakistan. Nella città di Lahore, nella parte nordorientale del paese, Sawan Masih, cristiano, è stato condannato a morte con l'accusa di blasfemia per aver insultato il profeta Maometto durante una discussione.

Oltre tremila musulmani inferociti hanno preso d'assalto ed incendiato il ghetto cristiano di Joseph Colony, baraccopoli alla periferia della città pakistana: l'episodio risale al marzo scorso. L'Alta Corte di Lahore ha ritenuto Masih colpevole di blasfemia e lo ha condannato alla pena capitale; il difensore di Masih, però, ha annunciato che presenterà ricorso. In Pakistan, dove il 97% della popolazione è musulmano, rivolgere espressioni ingiuriose verso Allah o Maometto è un reato punibile con la morte: secondo quanto riporta il dipartimento di Stato Usa, in Pakistan ci sono ben 14 persone nel braccio della morte e 19 condannati all'ergastolo per il reato di blasfemia.

Masih ha sempre sostenuto la propria innocenza, affermando di essere stato incastrato con l'accusa di blasfemia durante quella che in realtà era una disputa tra

amici per la proprietà di un edificio. Nonostante un quadro legislativo estremamente severo, in Pakistan vige una moratoria de facto sulle impiccagioni: dal 2008 ad oggi è stata eseguita una sola sentenza di morte.

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