La principessa araba: "Prigioniera nel palazzo"

La figlia del re saudita fa trapelare un video: "Da 13 anni ostaggio di mio padre"

Sahar al Saud, principessa prigioniera nel palazzo
Sahar al Saud, principessa prigioniera nel palazzo

Gli ingredienti della favola –ovviamente un po' dark come tutte le favole che si rispettino- ci sono tutti. C'è il re e la regina, c'è la principessa che vive prigioniera e c'è la strega cattiva, anche se i ruoli qui sono un po' shakerati, nel senso che a vestire i panni della strega cattiva, chi l'avrebbe mai detto, è il re. Che alla strega cattiva però somiglia come una goccia d'acqua. Mentre l'arrivo del principe azzurro, al punto in cui sono arrivate le cose, è atteso da un momento all'altro, anche se di principi azzurri, con l'aria che tira, c'è una certa penuria, in giro. Il palazzo reale –poteva mancare, in una favola?- è quello di Abdallah al-Saud, re d'Arabia Saudita. Siamo dunque in pieno clima da Mille e una Notte. Nel palazzo del re vive prigioniera una principessa un po' stagionatella, visto che va per i 42. Si chiama Sahar al Saud. Ebbene, la dolce Sahar ha rivelato via web, con un video fatto filtrare a Channel 4 News (grazie alla solita serva fedele, c'è da scommettere) che da 13 anni vive da reclusa insieme con le sue tre sorelle Maha, Hala e Jawaher «per scelta di nostro padre». Recluse vuol dire questo: che Sua Maestà, il quale di «quote rosa» non ha mai sentito parlare, e se ne ha sentito parlare se ne infischia alla grande, non le lascia uscire dalla reggia neppure per andare al mercato a comprarsi le calze; e dunque figurarsi viaggiare. Eppure, da qualche tempo, a Gedda e dintorni si vedono perfino delle donne al volante. Ma al re, che è rimasto legato a certe tradizioni, è facile che nessuno l'abbia ancora detto.

Tre giorni fa, sfidando nuovamente l'ira del babbo, la temeraria Sahar al Saud ha rivolto sempre via web un indirizzo di saluto proprio ai nemici della monarchia saudita, ovvero «ai martiri e agli uomini liberi detenuti». Aggiungendo che «è un onore per me apprendere da voi il significato della libertà. Dunque prometto di seguire le vostre orme, mi batterò per voi e vinceremo grazie alla fede in Allah». Per l'Arabia Saudita, dove le aperte contestazioni della monarchia possono costare un colpo ben assestato di scimitarra tra la quinta e la sesta vertebra cervicale, quello della principessa e delle sue sorelle è un gesto di ribellione di cui non c'è traccia, negli annali. Ma siccome alla principessa dev'essere parso poco, questo siluro spedito al babbo e ai suoi 6mila cortigiani, eccola spingersi a elogiare anche una bestia nera di re Abdallah: quello sceicco integralista (e sotto sotto filo Bin Laden) che risponde al nome di Nimr Baqr al-Nimr, massima autorità religiosa di al-Awamiyah, ferito alle gambe dalla polizia, e arrestato, durante uno scontro a fuoco nel luglio di due anni fa. Sahar e le altre sono figlie di Alanoud Al Fayez, giordana di nascita, sposa separata negli anni Ottanta da Abdullah e da allora esule a Londra. Fu lei, l'ex regina- una delle 30 mogli di re Abdallah, per un totale di figli 40, circa- a raccontare per prima della prigionia di quelle sue figlie, spiegando che sono «impossibilitate a vedere qualsiasi persona, tranne alcuni membri della famiglia reale, maschi, che vanno nel palazzo per percuoterle».

Evidentemente, aggiungiamo noi, quando alzano troppo la cresta. O guardano troppa tv, e si montano la testa vedendo che in Italia, per esempio, adesso fanno i ministri col bilancino del farmacista, un tot di posti ai maschi e un tot alle femmine. Il morale della favola, ognuno se lo ricavi da sé, tanto è facile. Dimenticavamo il principe azzurro. Ecco, al momento latita. Ma arriverà, prima o poi, e monterà un cavallo arabo, ovviamente. L'ambasciata saudita a Londra ha definito la vicenda «una questione strettamente privata» ma la madre sembra determinata a battersi e da Londra incalza: «Se Abdullah tratta le figlie in questa maniera, come pensate possa curarsi dei cittadini e della nazione?». Re Abdullah si ritiene che abbia contratto 30 matrimoni dai quali sono nati almeno 40 figli.

«Divorziò da me senza dirmelo -accusa l'ex moglie- solo perché in quattro anni gli avevo dato quattro figlie femmine e nessun maschio, mi considerava inutile. Venni informata del fatto che aveva divorziato due anni dopo la sua scelta, fu per questo che sono andata a Londra».

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