La rivincita del telepatriacarca omofobo: lo show va avanti
26 Dicembre 2013 - 16:54Phil Robertson, protagonista del reality americano Duck Dinasty, era finito nella bufera delle polemiche e sospeso dalle riprese per un intervista in cui paragonava i gay agli animali. Ma la rete, bombardata di proteste, ora annuncia: Phil è ancora dei nostri
«Iniziamo con l'atteggiamento omosessuale. L'essere bestiali, andare con una donna, poi un'altra, poi un'altra, e quegli uomini. Per me, in quanto uomo, una vagina sarebbe molto più desiderabile dell'ano di un uomo. Sono fatto così. Sto solo pensando: c'è di più! Una donna ha di più da dare! Voglio dire, dai, ragazzi! Capisci cosa voglio dire? Non è razionale, amico mio, non è razionale».
Politicamente scorrettissimo: Phil Robertson, vecchio e ricco imprenditore americano, intergralista religioso, titolare di una barba gigantesca. I soldi li ha fatti inventando strumenti per la caccia alle anatre. Ma è diventato famoso come protagonista del reality tv che in Italia è sconosciuto ma che in America ha scalato le vette dell'Auditel via cavo. Il reality si chiama Duck Dinasty e ruota intorno alla vita quotidiana di Phil e della sua folta famiglia. Un ritratto in presa diretta della profonda America, conformista e un po' sonnacchiosa. In cui è esplosa come una bomba l'intervista rilasciata dal patriarca alla rivista GQ, in cui andava giù piuttosto piatto sulle presunte devianze di ogni genere, e in particolare sull'omosessualità.
Si è scatenato il putiferio. Il network A&E si è precipitato a prendere le distanze dalle dichiarazioni di Robertson, rivendicando di essere stato sempre un sostenitore delle posizioni della comunità Lgbt (lesbica, omosessuale e transessuale) e annunciando l'espulsione di Robertson dalla serie. Ma a quel punto è stato l'intero reality a precipitare nel rischio chiusura, perché - come ci si poteva immaginare, visto il clima che regna a casa Robertson - l'intera famiglia ha comunicato di non essere disposta a girare un singolo minuto sotto le telecamere se non fosse stato reintegrato anche Phil. Meno scontato era che a sostegno di Robertson partisse lancia in resta l'intera America conservatrice, quella dei Tea parti, con in testa Sarah Palin.
Probabilmente, i responsabili del network sono rimasti alla finestra per valutare i pro e i contro della decisione di «licenziare» Robertson. E alla fine si sono rassegnati. In una dichiarazione all'Entertainment Weekly, fonti della A&E hanno reso noto che Phil apparirà regolarmente nella quinta serie destinata a andare in onda a partire dal 15 gennaio. «Stiamo trovando una soluzione. Ci prenderemo tutti un bel respiro per le vacanze e poi torneremo a incontraci. É la cosa migliore da farsi. Il tempo lenisce un sacco di ferite».
D'altronde, se il network si aspettava che fosse Robertson a chiedere scusa avrebbe dovuto aspettare a lungo: il patriarca, che pure ha ammesso di avere un passato meno ortodosso, aveva già fatto sapere di non avere nulla da rimangiarsi. «Non abbandonerò il mio sentiero», ha dichiarato.
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