Londra - Per trent'anni non sono mai uscite di casa, hanno vissuto segregate per una vita intera, trattate come schiave da una coppia di criminali. Fino a quando una di loro non ha avuto il coraggio di chiamare un'organizzazione che si occupa di violenze sulle donne e alla fine tutte e tre sono state liberate dalla polizia. Tutto è avvenuto il mese scorso, ma Scotland Yard ha reso pubblica la notizia soltanto ieri, dopo essere riuscita ad arrestare i responsabili della prigionia delle tre vittime. Si tratta di una signora malesiana di 69 anni, di un'irlandese di 57 e di un'inglese di trenta non legate tra di loro da vincoli di parentela. L'ultima potrebbe addirittura essere nata nella casa dove è stata tenuta prigioniera. Potrebbe non aver mai varcato la soglia di casa, non aver conosciuto nulla del mondo se non quello che filtrava attraverso la televisione. Potrebbe non aver mai scambiato una frase se non con le sue compagne di sventura e i suoi aguzzini. I due, un uomo e una donna, sono stati arrestati ieri mattina alle 7.30 nell'abitazione di Lambeth, nella zona nord della capitale. È probabile che i vicini non abbiano mai saputo nullo delle altre tre occupanti della casa. Per loro era un'abitazione uguale alle altre in una strada qualunque. Invece dietro la porta di quella casa si aprivano quelle di un inferno privato fatto di maltrattamenti e sevizie. Le tre donne, che ora si trovano al sicuro in una località segreta, sono apparse «profondamente traumatizzate» e chissà quanto tempo sarà necessario perché si riesca a capire quello che è loro accaduto. Chissà se saranno mai in grado di ricostruirsi una vita. «Abbiamo trattato molti altri casi di traffico di esseri umani - ha dichiarato l'ispettore Kevin Hyland che ha coordinato la liberazione - ma al massimo ci siamo trovati di fronte a prigionie di una decina d'anni. Non avevamo mai visto un caso simile». A dare l'avvio alle indagini sarebbe stata la donna irlandese dopo aver visto alla televisione un documentario su Freedom Charity, un'organizzazione che si occupa delle vittime dei matrimoni forzati e di violenze domestiche. A rispondere alla prima richiesta di soccorso è stata una delle coordinatrici del gruppo, Vineeta Thornhill, che con grande sensibilità è riuscita a stabilire un contatto con le vittime. «All'inizio la donna che ha chiamato ha potuto soltanto dire che era stata segregata in casa per 30 anni - ha raccontato Thornhill - poi abbiamo potuto parlare più a lungo durante le altre chiamate. È stato lungo e difficile, dovevamo preorganizzare i colloqui perché le donne erano terrorizzate e quindi dovevamo stabilire delle ore in cui potevano parlare senza destare sospetti». Alla fine Freedom Charity è riuscita a risalire al luogo dove le donne venivano tenute prigioniere, ha avvertito la polizia che finalmente è riuscita a liberarle. Ancora non si conoscono i dettagli della vita che hanno condotto in questo trentennio ma senza dubbio hanno subito abusi fisici e psicologi. Si sa che potevano girare abbastanza liberamente nelle stanze che occupavano, ma nessuna di loro aveva varcato la porta di casa prima dello scorso mese. È possibile che le prime due siano state rapite o vendute da trafficanti, la più giovane potrebbe invece essere nata tra le mura della sua stessa prigione.
Questo è sicuramente uno dei peggiori casi mai visti negli ultimi anni e ricorda le storie di Josef Fritzl, Ariel Castro e Phillip Garrido, tre dei rapitori più famosi colpevoli di aver tenuto prigioniere per decenni le loro vittime.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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