Se i candidati tedeschi fanno i «cafonal» all'italiana

La collana della Merkel, la "furba" visita a Dachau e ora i gestacci di Steinbrück, lo sfidante della cancelliera che aveva dato del pagliaccio a Grillo e Berlusconi

Se i candidati tedeschi fanno i «cafonal» all'italiana

Accusati di essere freddi, prevedibili, noiosi, afflitti dalla sindrome del manico di scopa piazzato in quel posto, i politici tedeschi devono aver pensato che un pizzico di cialtroneria, di cafonal e di guittagine: ovvero un compendio di quel che spesso è la nostra classe politica, non poteva che far bene alla loro campagna per le elezioni federali. Rivitalizzarla, iniettarle quel brio, quella fantasia, quella disinvoltura di cui noi, quando non esageriamo, siamo portatori sani. Ma il risultato, traducendosi nel trionfo del ridicolo, rischia di assumere i contorni della catastrofe, in termini propagandistici. E di far apparire i nostri politici, al confronto, più compassati e più british degli stessi inglesi. Càpita di sbracare, d'altronde, quando si è tedeschi: dal manico di scopa in quel posto alla birreria e al rutto, per loro, c'è un volo breve come il salto della quaglia.

Prendete Peer Steinbrück, l'avversario della cancelliera Angela Merkel il 22 settembre. Gesto dell'ombrello, dito medio alzato e labbra socchiuse, come a pronunciare un chiaro e forte «vaffa…!» a chi lo accusa di essere un pasticcione e un gaffeur, ecco il nostro Steinbrück prorompere dalla copertina del magazine della Süddeutsche Zeitung, uno dei quotidiani più diffusi e prestigiosi di Germania. La foto in bianco e nero, camicia bianca e giacca scura, la posa un po' strafottente e quel dito medio un po' punk hanno fatto gridare la stampa al «suicidio politico», ovvero al naufragio del sogno socialdemocratico di scalzare la Merkel. Non che sia indirizzato a lei quel gestaccio, sia chiaro. Peer il baggiano ce l'ha con i suoi critici, con i giornalisti che spesso, dice lui, gli fanno domande banali e prevedibili. Come quella sullo stipendio troppo basso che riceverebbe il cancelliere in Germania, o l'incidente diplomatico internazionale con l'Italia per la battuta sui «clown Berlusconi e Grillo» (Giorgio Napolitano, per protesta, cancellò un incontro previsto durante la visita in Germania). Episodi che avevano indotto i tedeschi a dubitare fortemente che quel tanghero possa davvero insidiare la poltrona della cancelliera, con la sua immagine sollecita da vecchia zia vicina ai problemi della gente.

Certo di «pazzi», in questa pazza tornata elettorale che molti esperti volevano «più all'italiana» ce ne sono altri. Prendete quelli dell'«Alternativa per la Germania», il partito anti-euro fondato da poco dall'economista Bernd Lucke, che non gode molte simpatie fra gli editorialisti ma molte di più fra i tedeschi, in gran parte stufi di pagare per salvare l'euro e gli «spendaccioni» dell'Europa del sud. O i Verdi, che annaspano tra il comico e il surreale, arenati al minimo storico (9 per cento) dal 2009. Colpa della «giornata vegetariana» nelle mense scolastiche e negli uffici che la capogruppo Renate Kuenast propone di istituire (ai tedeschi!) al fine di evitare l'eccessivo consumo di carne. Ha avuto buon gioco l'estate scorsa la Merkel, che dopo aver piegato furbamente il ginocchio a Dachau in memoria delle vittime naziste, si è confortata addentando pubblicamente un enorme würstel stretto in un panino che grondava senape. Due mosse da ko, in termini di acquisizione di consenso.

Meglio ancora di quanto ha fatto la deputata della sinistra radicale Sahra Wagenknecht, una seria e melensa, di solito, che alla disperata ricerca di visibilità ha posato per il rotocalco Gala impersonando la celebre artista e maliarda messicana Frida Kahlo, amante di Lev Trotsky. Ormai, inseguendo il cafonal, tutto è possibile anche a Berlino.

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