Edward Snowden, detto «la Talpa», aveva frequentato a suo tempo un corso per diventare «hacker etico», ovvero un pirata «perbene»; ovvero un guastatore informatico, un incursore del web al servizio dei «nostri», cioè dei «suoi». Quel che non sapeva, il buon Snowden, è che in qualche aula più in là dello stesso plesso scolastico, per così dire, si tenevano probabilmente altri corsi in cui fra le materie di studio c'erano Pirandello (quello di Uno, nessuno e centomila)e Ionesco, quello del «teatro dell'assurdo». Fra i compiti degli studenti dei corsi teatral-spionistici c'era, si direbbe, anche quello di smontare, ridicolizzandole con gli strumenti della farsa, del vaudeville e dell'assurdo, eventuali defezioni dei guastatori informatici alla Snowden. Sempre nel supremo interesse della nazione, ovviamente.
Non avete capito granchè, di questo manicomio, vero? Perfetto. Segno che il lavoro dei «teatranti» sta riuscendo egregiamente. In scena, ieri, è entrata «Anna la rossa», al secolo Anna Chapman, spia russa smascherata nel 2010 e accolta in Russia da Putin in persona, in uno scambio di spie da post Guerra Fredda, con tutti gli onori. Ecco dunque «la Rossa» uscirsene con un tweet sbarazzino, diretto alla «Talpa» in cui gli sussurra un «mi vuoi sposare?». Al che Snowden - e però peccato che la risposta sia falsa, cioè vera, però non confezionata da lui - avrebbe risposto: «Avrei sposato la Chapman indipendentemente dal resto. Accidenti, basta guardarla». Peccato per il falso, perché il canovaccio sembrava perfetto. Entrambi spioni patentati, lui con l'allure dell'eroe che ha fatto piegare il ginocchio al gigante Usa; lei la fichissima spia d'Oltre Cortina che sta facendo carriera come fotomodella, conduttrice tv, Bond girl per un nuovo film tratto da un thriller di Ian Fleming e dirigente del movimento giovanile nel partito di Putin Russia Unita.
Le nozze tra i due, almanaccavano certi «esperti» citati dai media moscoviti, avrebbero consentito alla «Talpa» del Datagate di ottenere la cittadinanza russa. E di uscire, infine, dal limbo in cui si è impaludato da quasi due settimane, nella «zona transiti» dell'aeroporto Sheremetievo di Mosca. Certo, ci sarebbe stato da superare l'inghippo del passaporto, documento di cui Snowden è privo, gli Usa avendoglielo revocato...
Quanto all'agognato asilo politico, siamo sempre al campo delle cento pertiche. La proposta del Partito Pirata islandese, che ieri ha presentato una proposta di legge in proposito, non suscita speranze serie. A dare una mano ai «cattivi» americani, in modo del tutto inaspettato, e perciò politicamente più efficace, è arrivata ieri l'ex dissidente sovietica Liudmila Alexeieva, storica responsabile del gruppo Helsinki a Mosca. «Se quest'uomo aveva accesso a dati segreti, e se si è impegnato a tenerli segreti e poi ha divulgato un segreto di Stato, allora ha commesso un reato. Come persona che ha commesso un reato va punito», ha concluso la Alexeieva con un ragionamento alla Catalano, dunque non privo di una qual certa sagace ovvietà.
Sul fronte diplomatico, il barometro segna sempre burrasca. Inciprignita più che mai è la cancelliera Angela Merkel («non siamo più al tempo della Guerra Fredda», ripete).
Mentre il presidente boliviano Morales, spalleggiato dai presidenti di mezzo Sudamerica, minaccia di chiudere l'ambasciata Usa a La Paz accusando Washington di aver fatto pressione sui Paesi europei per negare al suo aereo il permesso di sorvolo: per saperne di più ha convocato gli ambasciatori di Italia, Spagna e Francia e il console portoghese a La Paz. Quanto al «chi spia chi», è ormai evidente che il più pulito c'ha la rogna. Il «vizietto» alligna anche a Parigi, ha dovuto ammettere ieri anche il primo ministro Ayrault, anche se accade «solo a titolo eccezionale».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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