Via via che le analisi sul voto europeo si fanno più accurate, si affaccia unipotesi innovativa e piuttosto inquietante. Secondo lo studioso di politiche europee Soeren Kern, del think tank Estudios Strategicos di Madrid, il voto di cambiamento a sinistra è ormai legato inscidibilmente alla componente musulmana dei Paesi in cui si è andati alle urne.
Prendiamo Françoise Hollande: spiega Kern che un sondaggio condotto dal Figaro su 10mila votanti francesi, dimostra che il 93 per cento dei musulmani francesi ha votato Hollande, lasciando un misero 7 per cento a Sarkozy. Sono circa due milioni i musulmani francesi che hanno partecipato alle elezioni, quindi da loro Hollande ha avuto un milione e 850mila voti, parecchio se si pensa che Hollande ha preso solo 1milione e 100mila voti in più del suo avversario. Ed è logico: la costituency islamica è stata attratta dalla promessa del candidato socialista di promulgare unamnistia ai 400mila immigrati musulmani illegali che Kern calcola risiedano in Francia, e di cambiare la legge elettorale per permettere ai residenti senza cittadinanza di votare alle elezioni del 2014. In generale, la popolazione musulmana, in continua e verticale crescita demografica, ha molta più simpatia per i partiti di sinistra che per i moderati, ricambiata con sostegno allimmigrazione, disponibilità a un welfare che comprende sussidi, abitazioni, insomma sostegno pratico. Le ragioni demografiche, socioeconomiche, ideologiche, che tutti conoscono, si uniscono spesso allantipatia per Israele e gli ebrei, e spesso anche per i cristiani.
Dunque, se si guarda ad altre situazioni la questione si ripresenta eguale: in Danimarca il primo ministro socialista Helle Thorning Schmidt vinse le elezioni parlamentari nel settembre del 2011 con un margine di 8500 voti. Secondo un sondaggio i musulmani dichiararono che avrebbero votato socialista o comunque a sinistra per l89,1 per cento. Così possiamo certo dedurre che dei 200mila musulmani residenti in Danimarca, i 100mila che possono votare abbiano scelto Helle.
In Inghilterra, una nuova ricerca intitolata «Gradi di separazione: i votanti delle minoranze e i partiti conservatori», dimostra che il 47 per cento dei fedeli islamici dichiarano la loro simpatia per il partito laburista, e solo il 5 per cento si identifica con i Conservatori. Così, a Londra nel distretto della Torre di Amleto Luftur Rahman, del Bangladesh, è stato eletto sindaco. È legato allIslamic Forum of Europe, che ha come programma «il cambiamento di ogni infrastruttura della società, le sue istituzioni, la sua cultura, il suo ordine politico e il suo credo.. dallignoranza allIslam».
Ma un laburista,il parlamentare Jim Fitzpatrick a un certo punto ha lamentato pubblicamente uninfiltrazione integralista nel suo stesso partito, perchè, comunque, fra il secolarismo del Labour e in genere di sinistra e il fanatismo religioso islamista cè una contraddizione, che prima o poi azzannerà i partiti liberal. Accadrà anche in Belgio: qui i musulmani sono un quarto della popolazione, a Bruxelles sono 300mila, più dei cattolici, e nel 2030 la popolazione islamica sarà il 60 per cento nel Paese. In Norvegia, nel 2040 saranno la metà della popolazione di Oslo, e nel Paese gli immigrati passeranno dal 12 al 24 per cento, ovvero da 600mila a un milione e mezzo. Una vicenda spagnola che spiega molto bene il senso della tendenza che abbiamo descritto: in Spagna, il partito socialista aveva presentato una legge in parlamento che avrebbe dato a circa 500mila musulmani di provenienza marocchina il diritto di votare alle elezioni municipali. Senza entrare nel merito delle ragioni e dei torti, di fatto quello che sarebbe accaduto se la legge fosse passata è che il partito socialista avrebbe preso il controllo di una quantità di città a forte presenza musulmana. La cosa non è accaduta perchè i socialisti hanno perso le elezioni del novembre 2011.
Insomma il rischio odierno è che in Europa la divisione fra destra e sinistra si dipinga in modo sostanziale dei colori della differenza etnica.
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