È un caso che sta allarmando i quasi 30mila abitanti di Warstein, la cittadina a nord di Francoforte dove dal 1753 si produce la birra Warsteiner, una delle più famose del Paese.
E che preoccupa anche i tanti appassionati di «bionda» che da ogni parte del mondo raggiungono, proprio tra la fine di settembre e l'inizio di ottobre, Monaco di Baviera, per festeggiare l'Oktoberfest, forse l'appuntamento tipico tedesco più conosciuto al mondo.
La legionella, un batterio potenzialmente letale, è stato trovato nelle acque reflue della fabbrica di Warstein. Tanto che i turisti che si preparavano a visitare il birrificio - uno dei più grandi tra quelli a conduzione familiare del Paese, dove ogni ora vengono tappate 5mila bottiglie, pronte ad essere poi stappate per dissetarci nelle nostre serate - sono stati invitati a starne alla larga.
Si teme il contagio, e in molti pensano che sia proprio il batterio della legionella ad aver fatto esplodere l'epidemia che a Warstein ha già fatto ammalare 165 persone e causato la morte di altre due, come riportava ieri il Financial Times.
Eppure i tedeschi alla purezza di un prodotto che è tra i più simbolici, quasi costitutivi della loro identità nazionale, tengono moltissimo, da sempre: risale al 1516 il cosiddetto Reinheitsgebot, la legge promulgata da Guglielmo IV di Baviera che stabiliva regole rigide riguardo agli ingredienti da utilizzare per la produzione della «bionda» in quella regione: solo acqua, luppolo e orzo. E ancora oggi in Germania la birra viene prodotta seguendo alla lettera quel dettame.
Ecco perché i quotidiani locali di Warstein descrivono la notizia come «una catastrofe» per la città e per la sua birra: la Warsteiner è tra i primi cinque marchi in Germania, ha acquistato la seconda squadra di calcio più forte del Paese, il Borussia Dortmund, e ora si trova a gestire uno scandalo che può costare carissimo in termini di vendite e immagine.
«Il birrificio Warsteiner per il momento non sembra essere la fonte originaria dell'infezione», si è affrettato a dire venerdì un portavoce del ministero dello Sviluppo della regione Renania Settentrionale - Vestfalia. Mentre in molti fanno notare che il batterio non avrebbe potuto resistere al processo di produzione, che tocca temperature di cento gradi. «I nostri prodotti sono sicuri», ha dichiarato anche il portavoce del birrificio.
Eppure la legionella nell'acqua c'è. E c'è anche chi, come il professor Martin Exner, funzionario nel settore della sanità a Soest - capoluogo dell'omonimo circondario, non lontano da Warstein - sostiene che in realtà i bacini di trattamento dell'acqua nei birrifici siano l'ambiente ideale per la proliferazione del batterio. «Ci troviamo di fronte a nuove scoperte: l'ecologia della legionella deve essere riscritta», ha dichiarato il professore ad alcune agenzie di stampa tedesche.
Intanto la notizia è arrivata anche alle orecchie di tanti amanti della «bionda» qui in Italia, e la domanda che circola pure in molti forum e siti internet, specie tra chi ha già comprato il biglietto per l'Oktoberfest alle porte, è: si corrono dei rischi o ci possiamo godere il vivace appuntamento senza inutili allarmismi? Mentre ancora si attendono i risultati delle analisi ordinate dalle autorità tedesche, il portale online dell'associazione «Sportello dei diritti» - che tra le altre cose si occupa anche di monitorare le vicende relative alla salute e alla tutela dei consumatori - sostiene che «se i
risultati non smentiranno quanto diffuso dai media, la presenza di agenti patogeni avrà effetti anche in Italia e nel resto d'Europa». Più dal punto di vista dell'import/export, che della festa, però.twitter @giulianadevivo
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