Ultimo schiaffo a Hollande S&P declassa la Francia

Sembra la vendetta perfetta di Nicolas Sarkozy. È di certo l'ennesima, probabilmente fatale batosta per il suo successore François Hollande. Un duro colpo a Parigi, che allunga ancora le distanze da una primatista come Berlino. La Francia subisce un ulteriore downgrade del rating sul debito a lungo termine, che l'agenzia Standard & Poor's taglia da AA+ con outlook negativo ad AA con outlook stabile a quasi due anni dal giudizio che nel gennaio 2012 abbassò il rating da AAA, il massimo, ad AA+. È l'ultima tegola che si abbatte in zona Eliseo. Un macigno perché accompagnato dalla bocciatura impietosa dell'azione dell'esecutivo. «È poco probabile che l'attuale approccio del governo francese alle riforme di bilancio e strutturali nella tassazione, come pure ai mercati dei prodotti, dei servizi e del lavoro migliorino in modo sostanziale le prospettive di medio termine della Francia», è l'opinione di S&P. Le politiche economiche condotte da Parigi nell'ultimo anno «non hanno ridotto il rischio che la disoccupazione resti sopra il 10% fino al 2016 contro la media dell'8-9% prima del 2012» e gli attuali livelli di disoccupazione «riducono il sostegno popolare per altre riforme». E ancora: «La flessibilità di bilancio del Paese è limitata dagli aumenti delle già elevate tasse decisi nel tempo dai vari governi e dall'incapacità del governo di ridurre in modo significativo la spesa statale».
Una beffa per Hollande che due anni fa, quando il downgrade si abbattè sulla presidenza Sarkozy, sentenziò senza appello: «La sanzione segna il fallimento del suo quinquennato». In effetti il leader del centrodestra allora era a fine mandato e il giudizio dell'agenzia di rating lo accompagnò all'uscita dell'Eliseo. Ma per Hollande le cose sono messe perfino peggio. Il colpo arriva a meno di un anno dal suo insediamento e proprio quando il presidente è stato ribattezzato ironicamente «monsieur 26%» per via di quella deprimente percentuale che lo vede primeggiare nella storia della Quinta repubblica come il presidente più impopolare.
Certo, davanti a sé il leader della gauche ha molto più tempo per recuperare, ma a giudicare dai commenti di ieri non sembra affatto voler cambiare rotta. Come prevedibile, la reazione di Parigi è stizzita e quella del presidente persino ostinata. Il ministro dell'Economia Pierre Moscovici «deplora i giudizi critici e inesatti» e «ricorda che il governo negli ultimi diciotto mesi ha messo in atto riforme di spessore per rilanciare l'economia del Paese, i suoi conti pubblici e la sua competitività». Il debito sovrano francese - aggiunge - «resta uno dei più sicuri e affidabili in seno alla zona euro». Il ministro dello Sviluppo economico Arnaud Montebourg demolisce le agenzie di rating, che «non hanno nessuna credibilità» e il presidente marcia dritto per la sua strada: «Confermo la nostra strategia e la rotta che ho impresso». Ma la rotta è la stessa che nei giorni scorsi ha portato in piazza migliaia di lavoratori, dalle ostetriche che hanno marciato a Parigi per chiedere la rivalutazione dei propri salari ai dipendenti della Goodyear di Amiens, la cui chiusura è ormai cosa certa.

In sciopero contro i tagli alle spese e al personale pure i giornalisti di France Television, la tv pubblica. L'autunno è già caldo a Parigi ma il presidente reagisce freddo ai giudizi sul suo operato e su quello del governo. «Confermerò la strategia economica che è la nostra, il corso che è il mio».

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