La vendetta di Putin: boicotta l'iPad e le carte di credito

Visa e Mastercard bloccano i clienti russi, e lui sfida Obama: "Creeremo un nostro circuito". I suoi ministri gettano via il tablet

Vladimir Putin parla della Crimea davanti alle Camere riunite
Vladimir Putin parla della Crimea davanti alle Camere riunite

Se i suoi nemici vogliono giocare a carte con lui allora Vladimir Putin è pronto a trasformarsi anche in un re di denari. Dall'alto del sontuoso 82,3 per cento di consensi registrato dopo l'annessione della Crimea e l'ennesimo duello con un Obama fermo al 44 per cento, all'indomani della decisione del governo di sostituire gli iPad con i tablet della sudcoreana Samsung, ritenuti più sicuri, il presidente russo annuncia la creazione di un sistema di carte di credito capace di far concorrenza a Visa e MasterCard, le regine americane degli acquisti in plastica. La sfida è chiaramente una risposta al blocco di tutte le Visa e le MasterCard dei clienti russi legate ai conti di Rossiya Bank, la banca nel mirino delle sanzioni anti Russia decretate da Barack Obama. Così, una settimana dopo la decisione delle due regine di denari americane, zar Vladimir posa sul tavolo la sua donna di picche e il suo asso di bastoni. Prima annuncia di esser pronto a creare un circuito di carte di credito basato in Russia, subito dopo liquida come «pessima cosa la decisione di alcune compagnie sulle restrizioni». Un avvertimento lanciato senza pronunciare il nome di Visa e MasterCard, ma sufficiente per far tremare i dirigenti delle due compagnie che rischiano di far i conti con l'addio di migliaia di facoltosi clienti russi. «Questa decisione – ha aggiunto Putin - costerà sicuramente la perdita di un certo segmento di mercato, un mercato molto vantaggioso».

La creazione di un sistema alternativo di carte di credito, capace di allargare ai mercati finanziari le crepe alimentate dalla nuova «guerra fredda», è sicuramente uno dei progetti più audaci e divisivi fra quelli lanciati dal nuovo zar. Per difendere i propri cittadini minacciati dalle sanzioni il presidente punta alla creazione di un sistema di credito legato ai depositi delle banche russe capace di garantire ai clienti l'accesso ai mercati mondiali e la capacità di spesa all'estero. «Sistemi simili già funzionano in Giappone e Cina, sono stati introdotti come sistemi nazionali riservati solo ai propri cittadini e limitati al territorio e al mercato interno, ma ora stanno diventando popolari anche all'estero» - ha detto il presidente facendo riferimento al circuito giapponese Jcb e a quello cinese di Union Pay. «Perché non lo facciamo anche noi - si è poi chiesto. Dobbiamo farlo e lo faremo» s'è risposto Putin parlando alla Duma, il parlamento russo riunito per decidere l' estensione ai residenti della Crimea di tutti i diritti riservati ai cittadini russi.

La creazione di un sistema di carte di credito alternativo non basterebbe da solo a garantire la spesa dei cittadini. L'adozione da parte dell'Occidente di un sistema di sanzioni molto più aggressivo ed esteso simile a quello adottato contro l'Iran finirebbe con il rendere inesigibili i crediti legati alle nuove carte russe. Ma il potere dirompente della sfida di Putin è un altro. Rifiutando le carte di credito russe l'Occidente dovrebbe rinunciare ai cospicui acquisti effettuati dai ricchi russi sui mercati internazionali. Una limitazione sicuramente non molto entusiasmante per le grandi firme e le grandi catene commerciali europee abituate ad incassare i miliardi di euro spesi dai cittadini di Mosca nelle grandi capitali europee. E le conseguenze non si fermerebbero certo alle strade del grande shopping. La nascita di una carta di credito russa sancirebbe simbolicamente anche la fine di quel monopolio del credito in plastica controllato fin qui dagli Stati Uniti. E dal punto di vista commerciale renderebbe ancor più costosa la scelta degli Stati Uniti e dell'Europa di trasformarsi nei tutori politici ed economici di un'Ucraina sull'orlo della bancarotta. Una scelta che già adesso appare terribilmente esosa.

Dopo la decisione dell'Unione Europea di elargire a Kiev 15 milioni di dollari ieri è toccato al Fondo Monetario Internazionale annunciare un prestito tra i 14 e i 18 milioni di dollari per tenere in piedi la dissestata economia di Kiev.

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