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Esultanza, ma non restate in mutande

Nella vita capita prima o poi il momento più difficile: quello in cui si rimane in mutande. E non in senso figurato, come si sente spesso dire di questi tempi di crisi. Ma proprio per davvero: il momento in cui il tuo intimo - griffato o meno - viene messo a nudo. E bisogna essere preparati.
Perché sennò succede quello che si è visto ieri pomeriggio all’Olimpico, partita Roma-Cagliari avviata verso uno splendido pareggio, finché al 90’ succede l’irreparabile, per tutti noi s’intende. Mirko Vucinic, attaccante montenegrino, piazza nell’angolino il gol del 3-2 per la Roma e corre felice verso la curva dei tifosi: hop, via la maglia (anche perché sotto ne aveva un’altra), e hop, no!, fermo!, cheffai!?. Già, hop: via i pantaloncini. Ora: essendo che il suddetto calciatore aveva appena corso appunto per tutti i minuti novanta con annesso recupero, lo spettacolo è stato a dir poco osceno. E in tutti i sensi.
Lui si è giustificato dicendo «fino al gol avevo fatto schifo, ho preso tanti fischi ed erano meritati: in tribuna c’era mio fratello, e credo mi abbia fischiato anche lui...». Però il problema è che i familiari certi dettagli di solito li conoscono, mentre noi potremmo tranquillamente soprassedere. Invece no: «Che volete - ha aggiunto il Nostro -: ho sbagliato tutti gli stop, una giornata bruttissima. Poi quando ho segnato il gol ho provato una gioia come mai prima: talmente tanta che non riuscivo ad esprimerla, e mi sono tolto anche i pantaloncini...». Domanda: una semplice esultanza è diventata troppo trasgressiva?
Già, perché il calcio di oggi ormai è così. Ricordate quando negli anni ’70 Bonimba o Pierino Prati esultavano con un balzello agitando il braccio. Ecco: il pallone dell’era moderna ci ha già fatto vedere trenini dell’amore, gente che mima un cane che fa pipì, altri che sniffano le righe del campo, altri ancora pronti ad imbracciare il kalashnikov ad ogni gol per abbattere i compagni. Per completare il simpatico quadretto ci mancava insomma il lato più profondo del calciatore e ora Vucinic ha colmato la nostra lacuna, senza tra l’altro che l’arbitro avesse nulla da eccepire: il regolamento prevede infatti l’ammonizione - che è arrivata - per chi si toglie la maglia. Per i pantaloncini dobbiamo attrezzarci.
Ora però una preghiera: non imitiamolo, anche se oggi ci capitasse di sbagliare uno stop o di sentirci un po’ giù. Anche perché rispetto a Vucinic un vantaggio ce l’abbiamo: da quello che ci dicono in mutande lo siamo già da tempo.

Ma almeno affrontiamo la cosa con più dignità.

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