Expo aspetta ancora i soldi veri e si consola con le visite virtuali

VIAGGIO NELL’EVENTO Privati e innovazione. Il commissario Formigoni alla presentazione delle tecnologie digitali che consentono già una passeggiata tra le serre e i padiglioni del 2015

Expo aspetta ancora i soldi veri e si consola con le visite virtuali

La tentazione di guidare un mega gruppo come A2A, con in più la prospettiva della fusione alle altri multiutilities dell’energia del Nord Italia, è probabilmente forte. Ma l’amministratore delegato Giuseppe Sala torna a promettere che non abbandonerà la testa di Expo. Quello con A2A «è un impegno temporaneo che svolgo con piacere e con onore. Il mio lavoro è l’Expo, sul quale dal primo giugno sarò di nuovo a tempo pieno». Si vedrà. Intanto la preoccupazione del commissario generale per Expo Roberto Formigoni è per la prossima convocazione del Coem presieduto dal premier Mario Monti venerdì 9 marzo con Regione, Comune e Provincia. «Un incontro - spiega Formigoni - che sarà l’occasione per coinvolgere definitivamente molti ministri di questo governo». Ma soprattutto ottenere, dopo tante richieste, «che il governo si pronunci sull’esigenza di non far rientrare nel Patto di stabilità gli investimenti per l’Expo. La stiamo organizzando non per la Lombardia, ma per l’Italia intera e una risposta negativa sarebbe un bel problema». Soprattutto dopo che l’assessore Bruno Tabacci, commentando la bocciatura dell’olimpiade a Roma, ha appena detto che per Expo «il governo non ha un euro».
Inevitabile, allora, il ricorso ai privati. «A livello istituzionale - ha spiegato ieri Formigoni nella sede monzese di Cisco -, abbiamo profuso grande impegno. Ma avevamo ben chiaro che avremmo dovuto stimolare anche la vitalità e l’inventiva del mondo delle imprese, offrire buone ragioni al mercato per investire in Expo attraverso un progetto credibile e innovativo». E così altri mattoni della digital smart city, la città intelligente e interconnessa grazie a tecnologia tutta italiana, arrivano dai 40 milioni di euro di tecnologie messe a disposizione da Cisco Systems. Quelle che già a mille giorni dal via, aprono i cancelli alla prima visitatrice virtuale. È Mary che prenota da casa il biglietto elettronico, trova il posto auto già assegnato, mezzi e orari per il viaggio ideale. Entra senza coda perché la sicurezza è garantita dalla biometria. E con i dati inviati e il microchip, avrà un percorso personalizzato. Col braccialetto per monitorare i parametri vitali che consente l’intervento rapido dei medici in caso di malore. Occhiali da realtà virtuale per un viaggio nel tempo del proprio avatar, con cui magari coltivare un campo. «La tecnologia - spiega Sala - è mezzo, non fine. Ma se non facciamo divertire il visitatore, il rischio è vedere l’Expo di un’altra epoca». Ma l’ambizione va al di là. È inventare un futuro possibile per le città che, secondo l’ad di Cisco Italia David Bevilacqua, «saranno comunità intelligenti e interconnesse, basate su forme di comunicazione e collaborazione digitale in grado di trasformare radicalmente l’ambiente». Perché «si è evoluti solo se si usa la tecnologia per migliorare la qualità della vita, sostenibilità grazie all’economia digitale». E personalizzazione. «Non stiamo costruendo una sola Expo - aggiunge Formigoni - ma 20 milioni, una per ciascuno dei visitatori».

Prossimo passo «la Cyber Expo - spiega il direttore tecnologie di Expo Valerio Zingarelli - con cui coinvolgere un miliardo di persone in tutto il pianeta». Per il commissario Giuliano Pisapia, «grazie alle partnership come quella con Cisco, Milano è sempre più all’avanguardia sul fronte tecnologico e sempre più una città digitale».

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