Il dopo Expo blocca la firma sulle aree di Rho-Pero

Il problema non è tanto l’Expo, ma il dopo Expo. Come, quanto e soprattutto chi dovrà costruire sui terreni di Rho-Pero che, dal primo maggio al 31 ottobre del 2015, ospiteranno i padiglioni e, si calcola e spera, oltre 20 milioni di spettatori. Un’urbanizzazione che ridisegnerà una fetta di territorio alle porte di Milano, quel giorno perfettamente collegata da infrastrutture all’avanguardia. Un territorio che diventa sempre più importante, basta pensare che qui la Rai metterà radici lasciando la sede storica di corso Sempione per creare una Saxa Rubra 2, più spaziosa e funzionale in vista di un rilancio delle produzioni della tivù di Stato al Nord. O il grande Parco botanico planetario con tutti i prodotti della terra che rimarrà come eredità della manifestazione. Nessun dubbio, dunque, che l’Expo si debba fare nei luoghi previsti dal masterplan, ovvero sui terreni della fondazione Fiera e della famiglia Cabassi. I dubbi sono sulla successiva edificazione. Ed è proprio su questo che Regione, Comune e Provincia hanno messo al lavoro i tecnici per trovare un accordo. Sul tavolo ancora la proposta del presidente della Fondazione Fiera Gianpiero Cantoni pronto ad acquistare i terreni dei Cabassi per poi girarli in comodato d’uso all’Expo. Salvo poi saldare il conto nel 2017, 18 mesi dopo la chiusura dei cancelli per non appesantire ulteriormente i bilanci. Una soluzione che al momento sembra poter mettere tutti d’accordo. Facendo, magari, di necessità virtù. Non fosse che a scompigliare le carte c’è quel progetto di urbanizzazione nel dopo Expo che riapre tutti i giochi. Domani nuovo incontro tra Formigoni, Moratti e Podestà per cercare di chiudere l’Accordo di programma da trasmettere a Parigi dove il Bie aspetta di chiudere il Dossier di registrazione. «Si stanno studiando le diverse ipotesi sul terreno - ha spiegato ieri Formigoni - perché la materia è complessa. Ma il cammino è positivo, quindi c’è ancora da pazientare un po’. Arriveremo a una soluzione condivisa. I tecnici di Regione Lombardia e di Fondazione Fiera stanno lavorando».
Servisse un consiglio, è arrivato quello di Stefano Boeri, candidato alle primarie del centrosinistra e già collaboratore di Expo, ieri a colloquio con Sergio Chiamparino, sindaco di Torino e nuovo uomo forte del Pd. «Torino - ha detto Boeri ricordando l’Olimpiade invernale del 2006 - è un caso estremamente interessante.

Una città che insieme decide di utilizzare un grande evento per crescere e per lasciare una eredità importante. Torino è un modello fondamentale che ci mostra come un grande evento non sia soltanto un fuoco d’artificio».

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