«Famiglia e no all’aborto per noi cattolici son valori irrinunciabili»

Vian ricorda la Nota dottrinale del 2002 firmata da Ratzinger e Bertone: indica le esigenze etiche fondamentali sulle quali basare le scelte elettorali

da Roma

«Il rifiuto dell’aborto e dell’eutanasia, la promozione della famiglia fondata sul matrimonio monogamico tra uomo e donna, la tutela della vita fin dal concepimento, la libertà di educazione... sono valori irrinunciabili per un cattolico. E dunque anche per un cattolico impegnato in politica e per un cattolico chiamato alle urne». Gian Maria Vian, professore di filologia patristica, dirige da quattro mesi l’Osservatore Romano, il quotidiano del Papa. L’ha rinnovato, nei contenuti e nella grafica, ha aperto a molte nuove firme femminili, lo sta facendo diventare sempre più un giornale «di idee».
Questa campagna elettorale appare all’insegna delle grandi questioni etiche. Un fatto positivo o negativo?
«Lo considero un fatto positivo, purché non siano strumentalizzate, purché vi si possa ragionare con pacatezza e in modo costruttivo, come del resto ha fatto ben capire la presidenza della Conferenza episcopale italiana. Non ritengo debbano diventare dei mezzi per raccogliere voti. Se si riesce a tenerli al di fuori dell’agone elettorale, allora c’è qualche possibilità in più che su alcune questioni fondamentali si crei del consenso. Questo del resto è il valore della proposta iniziale di Giuliano Ferrara di una moratoria sull’aborto».
Ma Ferrara propone una lista su quei contenuti, cioè porta il tema nell’agone elettorale...
«Non mi esprimo sulla lista, né dirò nulla sugli schieramenti».
Come si deve comportare un cattolico al momento del voto?
«Vorrei ricordare che nel 2002 la Congregazione per la dottrina della fede ha diffuso una Nota dottrinale sul comportamento dei cattolici nella vita politica. Quel documento, approvato da Giovanni Paolo II, uscì con una doppia firma: quella del cardinale Joseph Ratzinger, prefetto dell’ex Sant’Uffizio, e quella dell’arcivescovo Tarcisio Bertone, segretario della Congregazione. Oggi sono il Papa e il segretario di Stato. In quel testo si parlava di esigenze etiche fondamentali...».
Quali sono?
«Il rifiuto dell’aborto e dell’eutanasia, la promozione della famiglia fondata sul matrimonio monogamico tra uomo e donna, la tutela della vita fin dal concepimento, la libertà di educazione, la libertà religiosa, la tutela sociale dei minori, il rifiuto delle forme moderne di schiavitù, l’economia al servizio della persona e del bene comune, l’impegno per la pace. Credo che il cattolico debba tenere conto di questi valori irrinunciabili».
Non c’è più un partito unitario dei cattolici. Su quali basi scegliere?
«Che il partito di riferimento dei cattolici sia finito ne ha preso atto già una quindicina di anni fa l’allora presidente della Cei, il cardinale Camillo Ruini. Siccome nessuno schieramento, credo, rappresenta l’ideale, bisogna valutare complessivamente quali valori siano più garantiti e, se le leggi lo permettono, cercare di eleggere persone che meglio possano promuovere i valori di riferimento del mondo cattolico».
I cattolici in politica rischiano l’irrilevanza?
«Di per sé no. Dipende dall’impegno dei singoli e anche dai programmi degli schieramenti. Sinceramente non avverto questo rischio, anche perché i cattolici militano in vari partiti e questo significa che certi valori sono condivisi anche da esponenti del mondo laico al di là dei confini del cattolicesimo visibile».
Il governo dimissionario aveva presentato un disegno di legge per riconoscere le coppie di fatto e gay. Che cosa ne pensa?
«Credo che la maggioranza delle forze politiche abbia capito che non era certo una priorità per il Paese e io sono pienamente d’accordo con questa maggioranza».


Teme una deriva «zapaterista» in caso di vittoria di forze che hanno posizioni opposte a quelle della Chiesa?
«Finora questo rischio non c’è stato, anche grazie alla presenza di un episcopato che pacatamente ha saputo far valere le sue ragioni e perché le forze politiche hanno tenuto conto della peculiarità della situazione italiana».

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