Roma - Il 14,7% della popolazione mondiale non riesce a mangiare quanto necessario, ogni giorno, per poter vivere normalmente. Il numero delle persone denutrite è impressionante: 963 milioni. Quasi un miliardo di esseri umani muore di fame. La situazione è peggiorata negli ultimi mesi a causa dell’impennata dei prezzi dei generi alimentari: altri quaranta milioni di persone si sono iscritte al triste "club dei disperati". Il dato è fornito dal rapporto 2008 pubblicato oggi dalla Fao. Che fare? Serve uno sforzo da parte della comunità internazionale. Oltre ai soldi occorrono idee nuove. Se da un lato è doveroso fronteggiare l'emergenza - e per farlo servono risorse - dall'altro bisognerebbe evitare il protrarsi di questa realtà, che anno dopo anno, purtroppo, non fa che peggiorare. La strada è una sola: tentare, un passettino alla volta, di risollevare l'economia dei Paesi più poveri. Non c'è bisogno di essere premi Nobel per capirlo, basta pensare al famoso proverbio cinese: "Dai un pesce a un uomo e lo nutrirai per un giorno. Insegnagli a pescare e lo nutrirai per tutta la vita". Il dramma è che gli smottamenti delle borse e la grave crisi dell'economia mondiale finiscono, giocoforza, col ripercuotersi anche su quei milioni di persone che patiscono la fame. E' uno degli effetti dell'economia globale.
Crisi finanziaria mondiale "L’attuale crisi finanziaria ed economica - avverte l’agenzia dell’Onu - potrebbe far lievitare ulteriormente questa cifra. I prezzi alimentari sono calati dall’inizio del 2008, ma l’abbassamento dei prezzi non ha messo fine alla crisi alimentare di molti paesi poveri" ha dichiarato il vice direttore generale della Fao Hafez Ghanem, alla presentazione della nuova edizione de Lo stato dell’insicurezza alimentare nel mondo 2008.
Il sogno di un pasto al giorno Sembra incredibile ma per milioni di persone nei paesi più poveri riuscire a mangiare ogni giorno una quantità di cibo sufficiente per poter condurre una vita normale è un sogno lontano. "I problemi strutturali della fame, come l’accesso alla terra, al credito ed all’occupazione, sommati ai prezzi sostenuti dei generi alimentari, continuano ad essere una spaventosa realtà", ha sottolineato Ghanem.
Prezzi ancora troppo alti Eppure i prezzi dei principali cereali sono calati di oltre il 50% rispetto al picco raggiunto agli inizi del 2008, ma rimangono alti rispetto agli anni precedenti. Nonostante il sensibile calo degli ultimi mesi, l’indice Fao dei prezzi alimentari nell’ottobre 2008 era ancora più alto del 20% rispetto all’ottobre 2006. Con i prezzi delle sementi e dei fertilizzanti più che raddoppiati rispetto al 2006, i contadini poveri non sono riusciti ad aumentare la produzione. Gli agricoltori più ricchi, invece, soprattutto nei paesi sviluppati, sono riusciti a sostenere i prezzi più alti e ad aumentare le semine. A conti fatti la conseguenza è questa: la produzione cerealicola dei paesi ricchi aumenterà di almeno il 10% nel 2008. Nei paesi poveri, invece, intorno all’uno per cento.
Rischi peggiori per il 2009 Proprio alla luce di queste previsioni la situazione potrebbe peggiorare ulteriormente il prossimo anno, con un’altra drammatica ondata di prezzi alimentari alti. "L’obiettivo del vertice dell’alimentazione del 1996 di dimezzare il numero delle persone che soffrono la fame entro il 2015 - spiega Ghanem - richiede un forte impegno politico e finanziario di almeno 30 miliardi di dollari l’anno per l’agricoltura e per le misure di protezione sociale delle popolazioni povere".
"Dove sono i soldi promessi?" "Ci vuole volontà politica per raggiungere l’obiettivo del millennio - ha detto il direttore generale della Fao Jaques Diouf -. Sono necessari 30 miliardi di dollari all’anno per raddoppiare la produzione agricola mondiale ed eliminare la crisi, stiamo parlando di un investimento pari all’8% dei finanziamenti destinati all’agricoltura nei Paesi Ocse, se teniamo presente questo paragone mi sento di dire yes we can, possiamo farcela". Dal vertice internazionale sull’emergenza cibo, tenutosi a giugno si era raggiunta quota 11 miliardi di finanziamenti.
"Io non li ho ancora visti - ha aggiunto Diouf - ma sono stati promessi e sono solo una goccia rispetto a quello che il mondo spende ogni anno per le armi o per l’agricoltura nei Paesi sviluppati". Le conseguenze della crisi, a partire da una domanda ridotta nei Paesi sviluppati, secondo la Fao minaccia i redditi dei Paesi in via di sviluppo attraverso le esportazioni.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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