di Ferruccio Repetti
Lo prelevarono alcuni uomini armati, notte tempo, dalla canonica della parrocchia di Cesino, frazione di Pontedecimo. Era lì che don Colombo Fasce, nativo di Fontanegli, era stato destinato dalle autorità ecclesiastiche, dopo essere stato pastore di anime generoso e disponibile nei confronti di tutti, prima a San Siro di Struppa, poi a Quarto e allIsola di Capraia. Aveva 43 anni, don Fasce, in quel lontano 19 maggio del 1945, una data per altri versi ancora vicinissima nel ricordo di quanti hanno tramandato le doti di altruismo e dedizione alla Chiesa e ai fedeli di un prete davvero «speciale».
Tanto speciale, lui, anche quando tuonava dal pulpito contro le ruberie e gli eccidi compiuti dai partigiani, e quando si opponeva a voce alta alla politicizzazione in senso comunista della Resistenza, come fecero molti altri sacerdoti in Italia che proprio per questo vennero «passati per le armi» (quasi duecento, di cui cinque liguri, secondo Roberto Beretta, giornalista di Avvenire, che ne scrive nel libro «Storia dei preti uccisi dai partigiani» fra il 1943 e il 48).
Don Colombo non se laspetta, gli arrivano addosso allimprovviso, al buio, sono una decina. Non fa neanche a tempo a reagire, ma intuisce subito cosa lo aspetta. E va incontro al destino a testa alta. Lo portano via, ma ben poco distante: alla mattonata che da Cesino va a Pontedecimo, davanti al cancello di Villa Navone. È la fine del suo calvario: pochi colpi a bruciapelo sparati da un paio di «coraggiosi» volontari. Forse - o senzaltro? - qualcuno ha visto e sentito, ma non si fa avanti, non denuncia, non parla. Così cala, a poco a poco, il silenzio sullefferato delitto di un prete che godeva fama di santuomo, che faceva solo bene al prossimo, ma certo non era disposto a tacere sui crimini senza ragione, sulle vendette private mascherate da giustificazioni ideologiche. Siamo pur sempre nel maggio 1945, la guerra è finita, eppure va avanti lopera sistematica di eliminazione del nemico personale, anche se non ha nulla e non ha avuto mai nulla a che fare con il fascismo e il nazismo. Come don Fasce, «colpevole», certo, di non essere «rosso».
Silenzio assoluto, su di lui, per un sacco danni. «Troppi» sottolineano Gianni Plinio, responsabile Sicurezza del Pdl ligure, e Alessio Bevilacqua, consigliere Pdl nel Municipio Valpolcevera. E spiegano: «Presenteremo un esposto alla Procura della Repubblica di Genova, ai fini dellindividuazione dei responsabili dellassassinio di don Colombo Fasce.
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