Controcultura

Fare la brutta fine del regno Moghul non è poi difficile

Un quarto della produzione mondiale di manifatture pregiate: una ricchezza senza pari. Questo era l'Impero Moghul del XVII secolo.

Fare la brutta fine del regno Moghul non è poi difficile

Un quarto della produzione mondiale di manifatture pregiate: una ricchezza senza pari. Questo era l'Impero Moghul del XVII secolo, di cui lo storico William Dalrymple parla nella nostra intervista. È stupefacente quante poche pagine occupi nei manuali di Storia occidentale, ma sono pagine in aumento negli ultimi decenni. E Anarchia, il libro di Dalrymple, arriva a colmare le lacune sul tema. Nel confronto tra l'Impero Moghul, destinato a implodere nella prima metà del Settecento, e la Compagnia delle Indie Orientali (in sigla Cio) possiamo vedere in nuce tante cose. Sono i primordi della globalizzazione, ma ci sono studiosi che anticipano la globalizzazione di centinaia di anni, rispetto alla nascita della Compagnia. Come Valerie Ansen in La scoperta del mondo (Mondadori), che la fa partire dall'anno mille, o Paolo Grillo in Le porte del mondo (sempre Mondadori).

Il cambio di baricentro dell'economia mondiale da Oriente ad Occidente viene ben documentato da Dalrymple. E la Compagnia di questo cambiamento è stato il motore. Un gruppo di mercanti e di avventurieri è riuscito a creare modifiche nel corso della Storia che gli Stati sovrani non sarebbero mai riusciti ad ottenere. Questo nei manuali di Storia è un concetto entrato soltanto di straforo. Tanto da far sembrare la nostra globalizzazione, dove le multinazionali diventano sempre più importanti, un'assoluta novità. Però se leggete le avventure e le intraprese dei mercanti «che fecero l'impresa», le intemperanze militari settecentesche dei Dupleix (il governatore dei territori della Compagnia delle Indie francese) o dei Clive (il contabile guerriero della Compagnia delle Indie Orientali), vi risulterà evidente che la globalizzazione è iniziata molto prima di quanto si racconti. Anzi, a lungo gli Stati sono andati a ruota dei privati, anche in ambito militare. Non se ne accorsero i governanti Moghul, monarchi di un regno così florido ed enorme da guardare dall'alto in basso i sudditi commercianti di re Giacomo I durante il Seicento. Sbagliarono, furono più intuitivi i grandi banchieri indiani che scelsero rapidamente la Compagnia (e i suoi spietati esattori) come controparte economica. La famiglia di banchieri Marwari, scegliendo da quale parte stare, cambiò letteralmente le sorti del mondo. E questo ci dice molto in un momento in cui la storia torna a farsi a colpi di sanzioni economiche. Soprattutto andrebbe letta bene la parabola di Muhammad Shah Rangila (1702-1748), imperatore Moghul esteta e seduto pigramente a guardare la politica corrergli attorno, sino a che fu troppo tardi. Certi imperi Moghul possono anche sembrare Comunità europee.

E di Compagnie dell'Europa Occidentale non è difficile trovare traccia, anche se con nomi differenti.

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