Farmaci biosimilari sotto i riflettori. L'imminente scadenza dei brevetti di numerose specialità biotecnologiche, aumenterà nei prossimi anni la disponibilità di prodotti con analoghe proprietà ma dal costo più accessibile, con significativi vantaggi anche per la sostenibilità della spesa sanitaria pubblica. Ma cosa si intende per farmaci biosimilari? Quali sono le principali differenze? Giriamo la domanda a un esperto della materia: Dario Scapola, responsabile della business unit biosimilari della casa farmaceutica Sandoz in Italia.
Qual è oggi l'atteggiamento della comunità medica e delle istituzioni sanitarie italiane (Asl, ospedali, istituti di ricovero e cura) nei confronti di questo tipo di farmaci? Come prevede si evolverà in futuro?
«Se da un lato permane ancora qualche irragionevole dubbio nella comunità scientifica, dall'altro l'aumento di iniziative volte a diffondere maggiore cultura sull'efficacia e la sicurezza e le esperienze positive ottenute con i farmaci biosimilari, attualmente disponibili sul mercato, stanno fornendo evidenza del valore terapeutico di questi prodotti e del loro contributo alla sostenibilità della spesa pubblica. Un esempio: il filgrastim, utilizzato nel trattamento della neutropenia, ha superato in Europa e in Italia il prodotto di riferimento in termini di utilizzo. È sempre più riconosciuto che i biosimilari rappresentano un'opportunità per ampliare l'accesso alle cure innovative per patologie particolarmente gravi e, contemporaneamente, liberare risorse per il Ssn in difficoltà».
A quali branche della medicina, una crescente disponibilità di farmaci biosimilari potrebbe apportare maggiori vantaggi nell'accessibilità e nella qualità delle cure?
«Il mercato dei biosimilari in Italia è attualmente limitato a 3 categorie farmacologiche - ormone della crescita, eritropoietine, fattori di crescita granulocitari - ma diventerà estremamente significativo nei prossimi 5 anni: la scadenza di molti brevetti di anticorpi monoclonali porterà alla disponibilità di nuove molecole biosimilari in patologie onco-ematologiche e autoimmuni, due delle aree terapeutiche a più elevato costo per il Ssn. La disponibilità di biosimilari e il loro contributo alla riduzione della spesa, si tradurrà dunque in un vantaggio per i pazienti e per le risorse pubbliche. Il vantaggio futuro si otterrà solo se la comunità scientifica sin d'ora aumenterà la propria esperienza con i biosimilari già disponibili sul mercato, come già fatto con il filgrastim».
Sandoz, già nota come un leader nel settore dei farmaci generici, quali competenze, risorse e strategie intende mettere in campo per promuovere la conoscenza e l'impiego dei biosimilari?
«Con oltre 120 anni di storia, Sandoz è di fatto il pioniere dei biosimilari: nel 2006 siamo stati la prima azienda di farmaci equivalenti autorizzata a lanciare un biosimilare, il primo a essere approvato in Europa e negli Usa.
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