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Covid -19, come la terapia domiciliare risulta la strategia vincente

Arriva dalla Fimmg Roma, (Federazione Medici di Famiglia), e dall’Unità Operativa Complessa Malattie Infettive Policlinico di Tor Vergatauno, uno strumento per guidare i medici di medicina generale, nel trattamento farmacologico domiciliare del Covid 19.

Covid -19, come la terapia domiciliare risulta la strategia vincente

In Italia ogni giorno, continuano ad essere migliaia le diagnosi di Covid-19. Saper gestire velocemente i sintomi, significa fare la differenza nell’evoluzione della malattia. Per questo motivo dalla FIMMG Roma (Federazione dei medici di Famiglia) con l’Unità Operativa Complessa Malattie Infettive Policlinico di Tor Vergata Roma, arriva uno strumento per guidare i medici di medicina generale, nel trattamento farmacologico domiciliare della malattia.

Imparare dagli errori del passato, non è soltanto un modo di dire, soprattutto quando c’è di mezzo la salute. Abbiamo ancora sotto gli occhi tutto quello che non ha funzionato nella gestione e la cura del Covid-19, e trovare soluzioni efficaci non è soltanto auspicabile, ma doveroso, per fare in modo che la convivenza con questo virus non vada, come in passato, a colpire la nostra vita e la nostra economia. La terapia domiciliare, alla luce di questi ultimi tre anni, si è dimostrata uno dei modi più efficaci per il trattamento dell’infezione da SARS2-Covid19. Intervenire tempestivamente sui sintomi attraverso terapie mirate permette di creare un sistema virtuoso di controllo della malattia e soprattutto di indirizzare alle strutture ospedaliere da parte del medico curante, il cui ruolo risulta fondamentale, solo in caso di aggravamento, evitando in questo modo sovraffollamenti.

A questo scopo è stata messa a punto una flow-chart (diagrammi di flusso) per il trattamento farmacologico della malattia. Uno strumento per supportare l’individuazione della terapia più indicata in base ai sintomi riferiti dai pazienti. “Rispetto all’inizio della pandemia, adesso abbiamo chiaro come affrontare la patologia del Covid a casa: oggi la terapia è diventata più tempestiva, una volta avuto l’esito del tampone” spiega il Dottor Pier Luigi Bartoletti, Medico di Medicina Generale e vicesegretario vicario nazionale FIMMG.

Importante è comunque distinguere tra terapie specifiche e non: “Le cure specifiche sono le terapie antivirali e gli anticorpi monoclonali, questi ultimi somministrabili solo in ospedale o a domicilio con personale specializzato. Escludendo malati cronici, pazienti obesi o sovrappeso, l’indicazione è che sopra i 65 anni si dovrebbe fare una terapia specifica con antivirali orali o con i monoclonali. Chi non è in condizioni di rischio, cioè persone in buona salute e i giovani, valutando sempre caso per caso, può fare una terapia non specifica, ovvero con medicinali antinfiammatori. Si è visto infatti che questo riduce molto le ospedalizzazioni” spiega il dott. Bartoletti.

Dello stesso parere anche il Professor Massimo Andreoni, Direttore UOC Malattie Infettive, Policlinico di Tor Vergata: “Abbiamo ottime opzioni terapeutiche. Sia i monoclonali che gli antivirali vanno somministrati a non più di cinque giorni dell’inizio della malattia. Si sono dimostrati estremamente efficaci nel ridurre il rischio di progressione di malattia. Sono indicati per i soggetti fragili per i quali sia prevista una possibile evoluzione della malattia in una forma più grave che porti all’ospedalizzazione. Vari studi hanno dimostrato che sia antivirali che monoclonali sono in grado di ridurre non solo la mortalità, ma anche l’ospedalizzazione del paziente”.

L’importante ruolo degli antinfiammatori

Parlando di terapie precoci e farmaci, nel corso di questi anni, in cui abbiamo convissuto con la pandemia, gli antinfiammatori hanno avuto un ruolo estremamente importante soprattutto nelle prime fasi dell’infezione. Questo perché non soltanto riescono a combattere i sintomi, ma hanno un ruolo fondamentale nell’evoluzione della malattia. “Nella patologia Covid spesso le maggiori complicanze derivano dalla ‘tempesta’ citochinica, ossia da una abnorme risposta infiammatoria dell’organismo all’infezione. I Fans (Farmaci antinfiammatori non steroidei,ndr) hanno dimostrato di agire non soltanto sui sintomi (mal di testa, febbre, dolori muscolari), ma grazie all’azione antinfiammatoria, diminuiscono o minimizzano la possibilità di avere complicazioni da Covid, 6 giorni dopo la comparsa dei sintomi. Anche la vaccinazione ha contribuito a evitare che in moltissimi casi il Covid fosse una malattia grave. Quindi l’uso dei Fans non solo è razionale ma è efficace, nei casi non trattabili ad oggi con gli antivirali”. Spiega il Dott Bartoletti.

Quali sono i farmaci da utilizzare

Possiamo utilizzare diversi farmaci antinfiammatori, come ad esempio il ketoprofene o naprossene e molti altri. La scelta qui deve essere molto attenta, in funzione di quelle che sono le caratteristiche dell’antinfiammatorio. Se è vero che quasi tutti possiedono una buona efficacia in termini di effetto antipiretico, ossia ridurre e controllare il processo febbrile che si instaura in seguito all’infezione, alcune caratteristiche li rendono diversificati uno dall’altro. Per esempio, il ketoprofene ha un’ottima azione anche antiaggregante e quindi riesce a ridurre la aggregabilità delle piastrine”, afferma il Prof. Andreoni. “In questo senso si differenzia da tutti gli altri antinfiammatori, e ricordo che il rischio trombotico nel corso del Covid è un rischio molto rilevante. Avere un farmaco che oltre all’attività antinfiammatoria ha anche questa attività sull’aggregazione piastrinica, per alcuni versi lo può far preferire ad altri antinfiammatori che possiamo utilizzare in questa fase della malattia”. Ovviamente, ed è fondamentale sottolinearlo, è sempre importante chiedere al proprio medico curante, prima di assumere questo tipo di farmaci.

L’uso degli antibiotici

Sin dall’inizio della pandemia, ma anche tutt’ora, si è molto discusso sull’uso o meno degli antibiotici in caso di Covid, abbiamo chiesto il parere del Dott. Bartoletti per fare chiarezza: "Venivano consigliati come molto utili all’inizio della pandemia. A quell’epoca, visti i tempi di risposta dei tamponi e la loro scarsa disponibilità, dovevamo coprire, nel dubbio, con l’antibioticoterapia una possibile altra patologia non virale ma batterica.

Oggi, accertato che si tratta di Covid, sappiamo che non serve prescrivere un antibiotico. Questo farmaco non ha alcuna azione sui virus, quindi anche su quello del Covid. Ciò in ogni caso, va verificato caso per caso, perché una superinfezione batterica è sempre possibile”.

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