Farmacie: domani la serrata No alla grande distribuzione

Fi: «Sono un presidio medico, non un mero settore di mercato»

Giacomo Legame

Fumata nera nel braccio di ferro tra governo e Federfarma: confermata la serrata delle farmacie per il prossimo 26 luglio. E nel Lazio l’opposizione rinfocola la polemica. Secondo l’azzurro Stefano De Lillo, vicepresidente della Commissione regionale Sanità, proprio l’amministrazione guidata da Piero Marrazzo dovrebbe dire la sua. Difendendo «il ruolo del servizio farmaceutico, interessato dal decreto Bersani come fosse un mero settore di mercato, mentre si tratta un servizio ai cittadini», motivo per cui Fi ha presentato un’interrogazione urgente all’assessore alla Sanità, Augusto Battaglia. «In base alle normative attuali - argomenta il vicecapogruppo di Forza Italia - la priorità nella distribuzione delle farmacie sul territorio, una funzione della Regione, non è quella commerciale ma quella della presenza capillare delle farmacie anche nelle aree e nei Comuni meno popolati. La concorrenza metterebbe in seria difficoltà proprio queste farmacie, che potrebbero trovarsi costrette a chiudere». Un’eventualità che secondo De Lillo è da scongiurare, perché «sarebbe una perdita grave da sostenere per molte aree della nostra Regione, nelle quali la farmacia è l’unico presidio medico presente». A De Lillo fa eco l’altro vicecapogruppo regionale azzurro, Gianni Sammarco, secondo il quale «l’esito della riunione fra Federfarma e governo sembra rivelare che l’interesse dell’esecutivo non sia realizzare un processo di liberalizzazione che favorisca gli utenti, quanto piuttosto la creazione di un nuovo monopolio in mano alla Grande Distribuzione».
Anche per Beatrice Lorenzin, coordinatrice di Fi nel Lazio, a «sposare gli interessi reali dell’utenza» sono proprio i farmacisti, che «si sono dichiarati disponibili ad accettare la vendita negli esercizi commerciali dei farmaci da banco, come avviene nei Paesi europei dove il farmaco da automedicazione è fuori farmacia, ma non ad accettare “in toto” il decreto Bersani che, a fronte degli interessi di grandi catene distributive e di produttori di farmaci, nasconde la vera vittima: il cittadino che sarà defraudato di un servizio efficiente».
Ma i più delusi per la mancanza di spazi nella trattativa con il governo Prodi sono proprio loro, i farmacisti. «Il Governo - spiega una nota di Federfarma - continua a opporre una chiusura totale nei confronti della nostra proposta di consentire ai cittadini di poter acquistare liberamente i medicinali di automedicazione in tutti gli esercizi commerciali. Evidentemente il governo è interessato a far vendere i medicinali solo ad alcuni grandi ipermercati, come l’Ipercoop». Per dar corpo al sospetto che l’esecutivo voglia dare una mano alla Gdo, l’associazione di categoria rimarca le anomalie del decreto, e appoggia invece la possibilità a determinate condizioni di vendere farmaci anche senza avere alle dipendenze un farmacista, negata invece dal governo, a cui, insiste la nota, «non importa che il cittadino possa comprare una compressa per il mal di testa quando ne ha realmente bisogno, per esempio negli autogrill. Il governo insiste, infatti, sull’obbligo della presenza del farmacista: è chiaro che né l’autogrill né un piccolo supermercato potranno mai permettersi un numero di farmacisti tale da consentire la copertura dell’intero orario di apertura». Una possibilità che, teme Federfarma, potrebbe avere «solo un grande ipermercato», quanto basta a sostenere che «quella di Bersani è una liberalizzazione tagliata su misura per la grande distribuzione» e non «per agevolare realmente i cittadini» come avviene «negli altri Paesi europei». «Può sembrare paradossale - conclude Federfarma - che noi sosteniamo la proposta del farmaco fuori farmacia senza farmacista.

In realtà abbiamo due obiettivi: agevolare il cittadino nell’accesso al farmaco nei pochissimi casi in cui esiste un’effettiva lacuna, come per l’autogrill, ed evitare che il farmacista al supermercato sia il primo passo per la nascita di una serie di farmacie “commerciali”, aperte al di fuori di qualsiasi regola».

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