Almeno questo, si son presi la soddisfazione di smentirlo. Nessuna perquisizione negli uffici del Consiglio regionale pugliese. Cioè, non il 5 agosto, ma il 4, vabbè. Del resto, sorride lavvocato Quintino Lombardo che da due anni lotta contro quella «leggina» con cui la giunta Vendola ha regalato 14 farmacie ad altrettanti farmacisti in tutta la regione, «cè poco da sequestrare, visto che gli atti sono pubblici». In realtà, il nucleo investigativo dei carabinieri era a caccia, fra giunta e Consiglio, di riscontri sul pagamento di tangenti in cambio di quelle licenze, politici o funzionari che le avrebbero «vendute» proprio grazie alla legge.
A guardare le carte, ciò che è certo è che la giunta Vendola aveva fretta. Mai vista tanta solerzia da parte di un ente pubblico. Il provvedimento a favore dei 14 gestori provvisori trasformati in titolari a tutti gli effetti è divenuto realtà in soli cinque mesi, nonostante la bagarre in aula del centrodestra, le proteste degli ordini professionali dei farmacisti e gli ostacoli tecnici, a partire dalla necessità di modificare il limite di età dei 60 anni per lammissione ai concorsi a uso e consumo di A.M.D., classe 1927, che ha «vinto» una farmacia a Triggiano, provincia di Bari. I ricorsi al Tar presentati dai titolari di altre farmacie, che annotano una disparità di trattamento in violazione della Costituzione, parlano ironicamente di «volontà inflessibile dellamministrazione regionale nellaccelerare liter», «susseguirsi intenso e frenetico» di provvedimenti, «esemplare solerzia». Il primo atto porta la data del 13 marzo ed è quello che il senatore Pdl Luigi DAmbrosio Lettieri, presidente dellOrdine dei farmacisti della Provincia di Bari, ha definito «doppio regalo»: pur non risultati idonei al concorso, infatti, i 14 farmacisti ottennero la possibilità persino di scegliere le sedi che preferivano fra le 22 disponibili, il tutto dopo aver incassato indennità fra i 400 e i 500mila euro dai vincitori del concorso che subentrarono al loro posto nei vecchi esercizi. Il 5 agosto successivo il provvedimento era legge. Anzi, era «legge provvedimento», formula legislativa che mette al riparo dai ricorsi al Tar, consentendoli solo per violazione della Carta.
Nel mezzo, le polemiche sulla Commissione di esperti per la valutazione dei titoli: nessun ordine professionale infatti mise a disposizione farmacisti, «non ravvisando gli estremi di legge per indicare i nominativi richiesti», lunico docente universitario che diede la disponibilità la ritirò il giorno dopo, e la giunta fu costretta a modificare la commissione, che passò da 5 a 4 componenti. In attesa che il Consiglio di Stato si pronunci sui ricorsi già respinti dal Tar, ieri è stata Federfarma a chiedere che la Procura faccia «presto chiarezza» individuando eventuali «responsabilità di amministratori e farmacisti coinvolti».
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