"Una farsa manifestare per la libertà di stampa"

Berlusconi contro la manifestazione di sabato: "Da noi i media sono più indipendenti che in qualsiasi altro Stato. E l’atteggiamento anti italiano di alcuni partiti e giornali fa del male alla nazione. Lunga vita a Santoro e alla Dandini perché ci portano voti"

"Una farsa manifestare per la libertà di stampa"

Roma - La manifestazione sulla libertà di stampa? «Una farsa assoluta». E il motivo è che in Italia l’informazione è libera. A tre giorni dal corteo organizzato dal sindacato dei giornalisti, fortemente sostenuto dalla Cgil e dalla sinistra politica, dal premier Silvio Berlusconi arriva una bocciatura netta. Chi ha promosso la mobilitazione facendosi forte della tesi che in Italia, proprio per colpa del Cavaliere, non sia possibile fare informazione libera, a giudizio del presidente del Consiglio, si qualifica da solo. Perché «in Italia c’è una tale libertà di stampa da non poter essere confrontata con quella degli altri Paesi. Tutte le persone di buon senso lo sanno» e per questo «la manifestazione è una farsa che fa del male» all’Italia. Il presidente del Consiglio, nel corso di un’intervista a Sky Tg24, ha puntato l’indice sugli atteggiamenti «anti italiani», che trova nelle posizioni di certi politici e certi giornali. E ha ribaltato le loro tesi rivendicando l’orgoglio di editore «non tanto libero, perché in Italia tutti gli editori sono liberi, ma liberale nel senso che lascia che tutti si esprimano senza vincoli di sorta».

In linea con questa affermazione Berlusconi ha scelto di non entrare nel merito delle vicende Rai, se non augurando «lunga a vita a Santoro e Dandini, perché penso che con i loro programmi portino voti al centrodestra». Nessuna censura quindi visto che «tutti possono stare in Tv finché non compiono reati. E questa è la linea».
Nell’intervento mattutino a Sky c’è spazio per i temi di politica estera. Per la «speranza e la fiducia» che il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha saputo infondere all’Assemblea generale dell’Onu. Ma anche per rivendicare il lavoro fatto dall’Italia con la Libia e il leader Muhammar Gheddafi, un esempio per gli altri ex Stati colonialisti. E per difendere le ragioni della missione in Afghanistan, giustificata dal fatto che l’unica alternativa è fare diventare il Paese asiatico un paradiso per «tutte le organizzazioni terroristiche internazionali».
Ottimismo sull’economia: «Tutti i leader del G20 sono stati concordi nel ritenere che il peggio della crisi è alle spalle». Ma ora bisogna instillare fiducia «non avendo paura, soprattutto spiegando alla gente che non ci sono ragioni per cambiare i consumi».

Poi le vicende domestiche. Il premier, che in serata è andato alla Camera per votare la fiducia al decreto che contiene lo scudo fiscale, ha difeso la misura di Giulio Tremonti con gli stessi argomenti del ministro. Con lo scudo fiscale ci sarà un «rientro di capitali che sosterrà la nostra economia. Dobbiamo essere realisti: questi soldi erano ormai sfuggiti al controllo dello Stato». La risposta dello Stato al terremoto, con l’orgoglio di chi lavora per «non lasciare nessuno senza casa». Entro l’anno altri 4mila alloggi saranno pronti per 30mila persone. «In otto mesi costruiremo un’intera città. Nessuno resterà senza casa o isolato». E infine il Popolo della libertà e i rapporti con Gianfranco Fini. Il presidente della Camera «ha diritto alle sue opinioni su qualsiasi argomento. Dentro un grande partito le differenze rappresentano una grande ricchezza». E questa libertà si riflette anche sui temi dell’etica e della morale. «Nel nostro partito - assicura il premier - c’è sempre stata libertà di coscienza».

Nel futuro del premier e del governo, Berlusconi vede «grande impegno al servizio dell’Italia e degli italiani, così come fatto finora, con una straordinaria squadra di governo e con una straordinaria

maggioranza. Noi - ha assicurato il Cavaliere - andremo avanti nella realizzazione del programma avendo messo avanti a tutto il rispetto di tutti gli impegni presi con i cittadini. E noi li rispetteremo fino all’ultimo».

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