Ora e luogo del duello, li lascia scegliere agli avversari. Non ne fa neppure una questione di numeri: lui si sente di sfidarli - da solo - tutti insieme, anche fossero cinquecento. Larma, quella no, lha già decisa. Andrea Pescino si batterà con la sua dialettica, con la forza delle idee, con il pensiero di Mazzini, di Marx e di Mussolini. Andrea Pescino ha letto sul Giornale lintervista a Luca Ravettino, il giovanissimo dirigente dellAnpi che parla di antifascismo e di valori, di filosofia politica e di idee per i giovani. Queste cose, da fascista vero e puro, le ha già sentite ripetere tante volte. Ma se cè una cosa che lo manda in bestia è quando vengono tirate fuori a sproposito, come una litania, come uno slogan. Ecco perché ha deciso di sfidare a duello, a duello storico-culturale, tutti i baby partigiani di Luca Ravettino. «Si procurino la sala, nella rossissima Sestri Levante, se la riempano con chi vogliono loro, io andrò da solo - propone Pescino -. E se il Giornale seguirà il dibattito, magari con un moderatore, vedremo cosa uscirà da questo confronto. Anzi, facciamo che i moderatori siano pure due, ne portino uno anche loro. Non ho problemi». Lui di una cosa è certo: ne uscirà vincitore, nel senso che farà capire alla platea che cosa sono stati davvero gli ideali del fascismo e di quanto sia facile, per i ragazzi dellAnpi, prenderli in considerazione, capirli e scoprire che non sono poi così distanti dai loro. Di più, «di far diventare quei ragazzi davvero uomini liberi, liberi di agire come pensano, non come gli hanno insegnato a pensare».
Si vuole imbarcare in una missioncina da ridere, Pescino? «Niente affatto, non sarebbe la prima volta - assicura per nulla turbato -. Se sono, come credo, davvero persone in buona fede, sarà una grande occasione di confronto e di dialogo. Conosco molto bene quel mondo. Mi rapporto tutti i giorni con Rifondazione Comunista, con Lotta Comunista, ero a Bologna negli anni Settanta e Ottanta. Mi sono sempre confrontato con certe aree della sinistra. Io non sono capace di imporre a nessuno il mio pensiero, solo non accetto che qualcuno cerchi di imporne uno a me». Visto dallesterno, il possibile dibattito, sembra anche impossibile da pensare. Appare arduo persino trovare il primo punto da cui iniziare a parlare senza litigare. Invece Andrea Pescino sorprende ancora. Alla base di partenza ha già pensato. «Partiamo pure dai concetti espressi da Ravettino nellintervista - suggerisce -. Partiamo dallumanesimo socialista. E con le tre grandi M della storia ci sarà da divertirsi».
Le tre grandi «M» le cita quasi fosse normale per tutti sapere cosa siano. «Mazzini, Marx, Mussolini», svela larcano. E aggiunge, a ruota libera, che sono inscindibili, quasi una trinità del pensiero socialista. «Giuseppe Mazzini sosteneva che la morale di un uomo è la sovrapposizione tra la liena di pensiero e quella dellazione - accenna i rudimenti di filosofia politica -. Chi fa quello che pensa è un uomo moralmente compiuto. Marx legge Mazzini, riprende questi concetti, e aggiunge quello di libertà, che appartiene alluomo in grado di autodeterminarsi. Di giorno luomo è pescatore e di sera è filosofo, dice Marx. Perché solo luomo è libero solo se non deve guadagnarsi da vivere con la sua filosofia, con quello che scrive». Una pausa, prima di arrivare a Mussolini. Una pausa dettata dallattualità più stretta. I fischi del 25 aprile a Cofferati, centrano qualcosa. Non a caso arrivano da ragazzi dei centri sociali, da quella sinistra che non si riconosce appieno nei partiti di sinistra. Un po come diceva Ravettino. «Infatti - sembra esultare Pescino -. Perché oggi loperaio è schiavo del suo salario. Le tre grandi M avevano in comune lodio per la borghesia. E Cofferati oggi rappresenta la borghesia. Fanno bene a contestarlo».
Alt, la faccenda si complica. Chiudiamo con Mussolini. «Mussolini è colui che ha messo in pratica le teorie di Mazzini e di Marx - taglia corto Pescino, che specifica meglio -.
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