Sabrina Cottone
In pubblico difende la finanziaria, ma dietro le porte chiuse della direzione regionale dei Ds, Piero Fassino ammette quel che è sotto gli occhi di tutti: «Cè una questione settentrionale e dobbiamo prenderla di petto». Insomma, lo scollamento tra il Nord e la Quercia è talmente evidente che il segretario non può negarla, non davanti ai vertici regionali del suo partito che gli presentano le lamentele sulla finanziaria. La relazione del segretario lombardo, Luciano Pizzetti, è impietosa. Parla di «solipsismo nel governo», attacca la rimodulazione delle aliquote e la tassazione sugli immobili, critica il dirigismo della sinistra duro a morire: «Labbiamo pagato caro già una volta il riformismo dallalto».
Quel che più sorprende non è lattacco di Pizzetti, che da tempo va lanciando lallarme, quanto la piena adesione di Fassino. «Sono daccordo con la relazione» ha detto senza giri di parole. Un po come dichiarare di non essere daccordo con Romano Prodi e Tommaso Padoa Schioppa e con limpianto della manovra per il Nord. Pizzetti chiede di non lasciar passare laumento delle tasse per i ceti produttivi. «Per recuperare consenso e dare un senso nuovo al nostro impianto occorre un messaggio evocativo di nettissima percezione e questo passa per una rivisitazione degli scaglioni Irpef».
Sul terreno concreto, però, Fassino non fa promesse concrete. La Lombardia dovrà accontentarsi dei soldi promessi per la Pedemontana, della candidatura di Milano per lExpo 2015 e di un qualche impegno sulla Tirreno-Brennero. Fassino non si sbilancia nello scontro sugli aeroporti.
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