Fassino riabilita Craxi: "Fu un capro espiatorio"

L’esponente del Pd: "Inaccettabile dipingerlo come un criminale". La Moratti auspica la riconciliazione: "Una casa divisa crolla". L’ex Ds: "Su Tangentopoli dalla politica un silenzio reticente e ambiguo". Tognoli: "Ora possiamo riscrivere la vera storia del leader psi"

Fassino riabilita Craxi: "Fu un capro espiatorio"

Un affondo e una parata. Con il primo, portato in modo forte e chiaro - inequivocabile - che pesa politicamente ben più della seconda, comprensibilmente diplomatica considerando l’ingombrante tema in discussione. Ovvero Bettino Craxi.
Riguardo al quale Piero Fassino, intervistato l’altro giorno dalla Stampa di Torino, non ha esitato ad affermare, tra tante altre cose poco conformiste, quindi degne di nota, che «fu probabilmente un capro espiatorio». Eludendo la risposta diretta soltanto alla domanda sull’opportunità o meno di dedicare all’ex leader del Psi una strada milanese, come proposto dal sindaco Letizia Moratti. «Deciderà il Consiglio comunale», se l’è cavata Fassino, auspicando semmai un importante convegno sulla figura dello statista scomparso.
L’ex segretario Ds, nonché ex giovane dirigente del Pci, ha «schermeggiato» così, replicando senza troppo indietreggiare, alle stoccate dell’intervistatore circa il tormentone scatenato giorni fa dalla prima cittadina ambrosiana. E lo ha fatto citando innanzitutto un suo libro di sette anni fa. Libro che - ha ricordato - «in alcuni passaggi sembrò eretico». Fassino ha insomma rivendicato quella sua non inedita volontà di «uscire dagli opposti manicheismi nei confronti di Craxi». Del quale, ha detto, «continuo a pensare che dipingerlo come un criminale sia una caricatura sciocca e inaccettabile. Così come descriverlo la vittima di una congiura».
In apparenza sordo all’inesausto abbaiare dei dipietristi e dei feticisti delle manette alla Travaglio, l’esponente del Pd è parso lanciare un messaggio anche all’interno del suo partito, dove una rilevante componente continua a rifiutarsi di considerare l’ex leader del garofano per quello che invece fu: un uomo della sinistra. «Non ci sono dubbi, Craxi è stato un politico della sinistra, nel solco della storia del socialismo riformista», ha tagliato corto Fassino. Aggiungendo poi una valutazione politica riecheggiata proprio ieri su YouTube in un intervento di Letizia Moratti. Che di Craxi ha ricordato la scelta della «via riformista per rompere l’immobilismo provocato dal compromesso storico»; nonché «l’orgoglio ridato al socialismo»; per non dire delle «sue anticipazioni in materia di politica sociale e welfare»; e senza dimenticarsi dell’«ancoraggio alle democrazie occidentali» pur nella «difesa dell’autonomia italiana, come avvenne con l’episodio di Sigonella».
Identici concetti e quasi le stesse parole usate da Fassino. Il quale, nell’intervista alla Stampa, ha aggiunto dell’altro. Come quando, parlando di Tangentopoli, da lui giudicata comunque inevitabile - «non si poteva chiedere ai magistrati di guardare dall’altra parte» - ha detto che «al di là delle responsabilità penali la dimensione giudiziaria ha finito per sovrastare la riflessione politica». Non solo. L’esponente Pd ha poi definito «un silenzio assolutamente reticente e ambiguo da parte di tutta la classe politica» quello che accolse il discorso in cui Craxi, alla Camera, disse una evidente verità: e cioè che il problema del finanziamento illecito della politica non riguardava soltanto il Psi, ma l’intero sistema.


Identità di vedute, quelle tra lui e il sindaco, che qualcuno potrà leggere (e altri condannare) come ennesime prove di disgelo tra maggioranza e opposizione. Si vedrà. Fa però pensare un’altra frase della Moratti. Che citando Abramo Lincoln ha sentenziato: «Una casa divisa al proprio interno non può stare in piedi». Appunto: si vedrà.

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