
Vanno a processo tutti gli indagati per il caso del progetto Fauché. Il Tribunale ieri ha rinviato a giudizio Luigi «Gigio» D'Ambrosio, costruttore e storico speaker di Rtl 102.5, Marco Colombo, direttore dei lavori e progettista, e l'altro costruttore Gaetano Risi. L'inchiesta della Procura è quella relativa ai presunti abusi edilizi nella realizzazione del palazzo nel «cortile» di via Fauché.
Si tratta del cantiere attivo dall'ottobre 2022 per la palazzina di tre piani, di cui due fuori terra, da realizzare con demolizione di un laboratorio-deposito che avrebbe violato i limiti in altezza «all'interno dei cortili» del Piano di governo del territorio del Comune e autorizzata con una Scia come «ristrutturazione edilizia» invece che come «nuova costruzione». Questo anche se, secondo i pm, la palazzina è «priva» di qualsiasi «connessione» con l'edificio preesistente.
Per il presidente della Decima sezione penale, Antonella Bertoja, che ha respinto la richiesta della difesa di prosciogliere gli imputati nell'udienza pre-dibattimentale, «non è invocabile la buona fede» dei costruttori, dovendo in materia urbanistica ed edilizia gli operatori «porre in essere tutte le possibilità per conformare l'azione alle regole che governano la materia». L'accusa è sostenuta dal pm Paolo Filippini, uno degli assegnatari delle oltre 20 inchieste sull'urbanistica aperte in Procura. Il processo per via Fauché, il quarto su questa materia arrivato in aula, inizierà il prossimo 14 luglio. In questa inchiesta, a differenza di molte altre aperte sull'urbanistica, non sono coinvolti funzionari comunali.
D'Ambrosio, titolare del 50 per cento delle quote della società costruttrice Fauché 9 srl, si è dimesso dopo l'indagine da amministratore unico per «ragioni di opportunità». Nel disporre il processo per lui e i coimputati, la Corte ha citato una sentenza della Cassazione del 14 novembre 2024. Il giudice ha spiegato che «in presenza» di abusi edilizi «la circostanza che l'intervento edilizio fosse assistito da titoli abilitativi e che della vicenda si fossero occupati tecnici pubblici e privati non è di per sé risolutivo». Su ricorso di alcuni cittadini l'estate scorsa il Tar aveva bloccato il cantiere. Per i giudici amministrativi, riporta Lapresse, il progetto possiede «caratteristiche strutturali» e una «funzione» che producono un «rinnovato carico urbanistico» del tutto «diverso» dal «precedente edificio».
Per questo e nonostante la «definizione molto ampia» del concetto di «ristrutturazione» previsto dalla legge, non può che essere considerato
come una «nuova costruzione». Nel caso andrebbe quindi autorizzato con permesso di costruire, invece che con la semplice Scia, comportando maggiori obblighi di pianificazione urbanistica e oneri finanziari per il privato.