La febbre e la malattia

Certi toni di Gianantonio Stella e Sergio Rizzo, gli autori del meritorio libro La casta, cominciano a lasciarmi perplesso. Nessuno discute che vi siano sprechi di Stato e che certi privilegi esulino da ogni fisiologia: ma ieri, sul Corriere, hanno scritto un articolo diverso. Una ruvidezza scrittoria mai vista, forse galvanizzata da recenti e comicanti invettive, ha sposato la causa di Beppe Grillo senza se e senza ma, come se il V-day fosse solo una conseguenza della rabbia popolare scatenata dal loro libro sui costi della politica. Forse Stella e Rizzo pensano veramente che gli italiani siano arrabbiati perché hanno letto il loro libro, forse pensano davvero che il successo di un libro, e di un comico, siano la causa di un malcontento anziché la maniera di manifestarne uno pregresso. Storicamente, in questo Paese, il malcontento si manifesta per ragioni mai realmente morali bensì legate alla qualità della vita, al portafoglio che langue in uno Stato che peraltro non funziona, e pare sfotterti.

La casta avrebbero potuto scriverlo anche 5 o 10 anni fa, gli sprechi non erano peggiori: e magari non sarebbe successo niente. Un libro e un comico possono essere un termometro, gli sprechi possono essere la febbre, ma la febbre è solo un sintomo. La malattia è più seria.

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