Vorrei segnalare il bel numero di ottobre (pagg. 132, euro 7), da poco nelle librerie, della rivista Vita e Pensiero legata allUniversità Cattolica di Milano. Oltre allanteprima di unintervista a Benedetto XVI sulla teologia del 900, segnalo in particolare due interventi.
Il primo, del gesuita francese François Boëdec, documenta il calo drastico della presenza cristiana in Oriente, dovuta a diversi fattori, dal fondamentalismo ad alcune scelte sbagliate (per esempio in Irak) della politica occidentale. Acutamente, Boëdec osserva però come il problema sia culturale prima che statistico: i cristiani hanno perduto, almeno in parte, lapertura alle altre culture che fece di loro - benché minoranza - un elemento essenziale per la convivenza di altre culture (da quella islamica a quella ebraica) in quellarea. La soluzione, insomma, non sta tanto nello sperare in leggi o provvedimenti più giusti, ma in unazione positiva dei cristiani.
Il secondo articolo, molto bello e toccante, porta la firma del filosofo e politologo francese Pierre Manent. Il titolo, «Tra Voltaire e Pascal dialogo ancora possibile?», ci introduce al problema: la ragione e la fede hanno bisogno luna dellaltra? La risposta di Manent è decisamente affermativa. «La fede cristiana - scrive - accetta di comparire davanti al tribunale della ragione», perché è «la specificità del Dio cristiano \ mettere il compimento del disegno salvifico alla mercé della libertà umana». Ma il nostro intelletto è aperto «allessere in quanto tale». «Cè sproporzione - osserva Manent - tra lillimitatezza di ciò che concepiamo e la limitatezza di ciò che possiamo toccare e verificare». La nostra intelligenza va, insomma, ben oltre il criterio di verificabilità, perché tocca la dimensione propria delluomo, che è linfinito.
Parole come quelle di Manent allargano il cuore perché con la loro forza testimoniano in actu exercito quel rapporto tra fede e ragione di cui parlano. Così è vinto il nemico peggiore: lintellettualismo.
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