«Fedeli, pregate per lui», «Fedeli, è meglio di no»

«Dio ce lo restituisca» urla uno. «È lui il male degli ebrei» grida un altro. Morale: «Che viva, ma nel suo ranch...»

Nostro inviato a Gerusalemme

Pregare per la vita di Sharon, o congratularsi con l’Altissimo per aver tolto di mezzo un traditore? Ah, che discordia, che esacerbata differenza di vedute tra i rabbini cui i fedeli si rivolgono in queste ore chiedendo lumi. Certo che bisogna pregare per il capo del governo, ammonisce il grande rabbino Shlomo Amar, che ha guidato una preghiera collettiva durante il raduno di Zichron Ya’acov.
«Assolutamente no», ribatte inviperito il sefardita Shmuel Eliahu, spiegando che è sbagliato pregare per ottenere qualcosa che non si desidera. «Se tu credi che Sharon continuerebbe a provocare dolore alle famiglie ebraiche, una volta ristabilitosi, non pregare per la sua vita», intima senza mezzi termini rabbi Eliahu a un colono che è stato evacuato da Gaza. «Dovrei mentire – si chiede il colono - e pregare sapendomi insincero? O dovrei pregare, Dio mi perdoni, perché Sharon muoia?». Be’, pregare perché uno muoia – conviene rabbi Eliahu - effettivamente è un po’ eccessivo. «Ma allo stesso tempo – ragiona - ti ricordo che è vietato pregare con intenzioni oblique». Dunque? «Si potrebbe pregare perché si ristabilisca, ma resti confinato nel suo ranch», conclude salomonicamente il rabbino oltranzista.
In molti istituti religiosi sostenuti da nazionalisti di estrema destra, come quella di Beit Shulamit, scuola superiore femminile, la «linea» suggerita è la stessa. «Nessuno ci ha detto di pregare per la morte di Sharon – racconta una ragazza -. Ma ci hanno spiegato che dopo tutto ciò che Sharon ha fatto contro gli ebrei a Gaza e in Samaria non sarebbe appropriato pregare per la sua guarigione».
Trovare qualche voce autenticamente misericordiosa non è facile. «C’è qualche precetto che vieta di pregare per la vita di un ebreo»? si domanda retoricamente il rabbino Eitan Eiseman, che guida un conglomerato di 50 scuole sioniste. «Se un ebreo è ammalato dobbiamo pregare per lui. Ma questo naturalmente non significa che dobbiamo pregare perché resti primo ministro». Più longanime (apparentemente) l’approccio di Yacov Ariel, rabbino capo di Ramat Gan, un altro predicatore di intolleranza. «Nonostante ciò che Sharon ha fatto nell’ultimo anno – arguisce rabbi Yacov - Sharon è un ebreo che ha anche fatto del bene al suo popolo. E poi, non c’è pericolo che possa restare al posto di primo ministro. Dunque perché non pregare per lui?» Più clementi, e francamente anche più intonate al drammatico momento che Israele è chiamato ad affrontare sono le parole di Shmuel Rabinovitch, rabbino del Muro Occidentale.

Rabinovitch racconta che molti sono andati a trovarlo per domandargli quali salmi recitare e per sapere (come è nella tradizione ebraica) quale è il nome della madre di Sharon. «Ho indicato loro con molto piacere i salmi – spiega il rabbino - e gli ho detto di pregare per Ariel, il figlio di Vera».

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