Federalismo, Flick: no a colpi di maggioranza Caso Eluana: decisione tecnica, serve la legge

Il presidente della Corte costituzionale: "Spero che le modifiche sul federalismo fiscale non lascino strascichi come è accaduto l’altra volta per una riforma fatta da una maggioranza e con pochi voti". Sul caso Englaro "è solo una risposta tecnica". E avverte: "Evitare fraintendimenti"

Federalismo, Flick: no a colpi di maggioranza 
Caso Eluana: decisione tecnica, serve la legge

Roma - Basta riforme "a colpi di maggioranza", serve "confronto" su temi come il federalismo fiscale. È quanto ha auspicato il presidente della Corte costituzionale Giovanni Maria Flick, parlando con i giornalisti al termine della sua relazione annuale. "Spero che le modifiche sul federalismo fiscale non lascino strascichi - ha spiegato Flick - come è accaduto l’altra volta per una riforma fatta da una maggioranza e con pochi voti". Flick osserva che le ultime riforme istituzionali, quella del 2001 e quella del 2005, "sono avvenute a colpi di maggioranza" ma "la lezione fondamentale dei padri costituenti è stata la capacità di distinguere il momento dello scontro politico da quello del confronto sui temi istituzionali". 

Eluana, serve una legge Su temi come il testamento biologico o il consenso ai trattamenti sanitari sono necessarie "chiare scelte legislative" perché gli aspetti in gioco non possono restare "incidentamente sfiorati" dalla Corte Costituzionale, come è stato per la "drammatica vicenda" di Eluana Englaro, la donna da 17 anni in coma vegetativo permanente. Il forte richiamo è del presidente della Consulta che, in occasione dell’udienza straordinaria alla presenza del capo dello Stato Napolitano, ha qualificato come "risposta tecnica" quella data dai giudici costituzionali nel dichiarare inammissibile il conflitto sollevato dalle Camere per chiedere l’annullamento delle sentenze che hanno autorizzato la sospensione al trattamento che tiene in vita Eluana.

Una sentenza tecnica La risposta delle Corte alla questione sollevata dal parlamento è stata "tecnica" perché "non sono stati ritenuti sussistenti i presupposti 'oggettivi' del conflitto" in quanto Camera e Senato "più che censurare il modo di esercizio della giurisdizione ne avevano stigmatizzato il contenuto". Tuttavia il presidente della Corte vuole "evitare fraintendimenti" e quindi rileva che, seppure "la materia sui cui si era innestato il conflitto è di altissimo risalto e tono costituzionale" (riguardando "temi come le scelte di autodeterminazione in ordine al diritto alla vita e alla salute, e il consenso ai trattamenti sanitari; la definizione di questi ultimi"), la Consulta non ha però "potuto svolgere alcuna considerazione al riguardo: non per scelta elusiva, ma proprio perchè ’costrettà a circoscrivere il suo sindacato negli angusti confini tecnici".

Serve preciso dettato normativo Mentre ad ascoltarlo, in sala udienza, ci sono, tra gli altri, i presidenti di Camera e Senato, Gianfranco Fini e Renato Schifani, Flick auspica che queste tematiche, "proprio perché coessenziali alla visione dei diritti fondamentali", "formino oggetto di chiare opzioni legislative: perché solo con la legge - sostiene - può raggiungersi un ponderato equilibrio di valori in gioco, soprattutto di fronte alla 'esplosione' dei nuovi diritti determinata, in particolare, dalle incessanti conquiste della scienza e della tecnica".

"Allo stesso modo - conclude il presidente della Consulta - solo la enunciazione di un preciso dettato normativo è in grado di circoscrivere l’impiego di un ’diritto giurispudenzialè che altrimenti, secondo alcuni, correrebbe il rischio di spingersi oltre il limite dell’ interpretazione; ma che al tempo stesso si giustifica in qualche modo con l’esigenza (fortemente avvertita dalla collettività) di non lasciare aree dell’ordinamento (specie se particolarmente 'sensibili') prive di garanzie e tutela giurisidzionale".

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