Scusi Plinio, le dispiace non essere là come nel 99, tra i grandi elettori? «Sinceramente? No, sono contento di essere rimasto a casa». Scusi? «Davvero, stavolta avrei qualche difficoltà. Mettiamo che per ragion politica mi venga chiesto di votare un Napolitano... No, non ce la farei, avrei una crisi di coscienza, e sono uno disciplinato, un uomo di partito».
Sette anni fa Gianni Plinio partiva fiero alla conquista del Colle. Oggi osserva in tv. E non se ne dispiace. Perché i tempi sono diversi. Eppure allora, lordine di partito cera stato. E Plinio ricorda proprio quellavventura come una grande delusione. Non perché venne costretto a votare chi non voleva. «No, anzi, Ciampi lho votato trovandomi daccordo, glielho ricordato anche in occasione della sua visita a Genova e lui mi risposte: Un grazie in ritardo - osserva Plinio -. Il fatto è che, come tutti gli altri grandi elettori regionali ero partito con lentusiasmo di chi doveva andare a fare una scelta importante».
E invece? «Siamo arrivati là, pensavamo tutti, maggioranza e opposizione, a quante votazioni ci sarebbero state, alle grandi strategie, ai patti. Invece niente, Ciampo eletto alla prima. Neppure il tempo di ambientarsi a Montecitorio - ricorda lex grande elettore -. Lo ammetto, anchio ci sono rimasto un po male, il passare dallesaltazione alla depressione è stato un sentimento trasversale. Avevamo tutti lo stesso istinto, lo stesso spiritello inconscio che ci faceva sperare di restare ancora un po». Il metodo Ciampi sparigliò le carte. Tutti i partiti principali diedero lordine di votare per lex presidente del consiglio. «Eh sì, ricordo un altrio aneddoto - Gianni Plinio torna a sette anni fa -. Gianfranco Fini convocò tutti i delegati di An in una maxi-stanza di Montecitorio. allordine del giorno cera un solo punto: individuazione del candidato.
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