Ferie e consulenze: ecco quel che i piloti dimenticano di dire

Il loro contratto prevede 33 giorni di «riposo fisiologico» ogni trimestre

da Milano

Che non siano lavoratori normali lo si vede subito dando una letta al loro contratto. Un vero capolavoro sindacale che si preoccupa di ogni aspetto della loro vita, coccolandoli come bebè. Per dirne una, secondo contratto i piloti devono riposare su poltrone con una reclinabilità non inferiore a 45 gradi e dotate necessariamente di poggiapiedi regolabile in altezza, altrimenti niente sogni d’oro. Il riposo fisiologico del pilota è poi studiato nei minimi dettagli. Per chi vola fuori sede deve essere tassativamente il doppio delle ore volate, «incrementandosi tale misura di un’ora di riposo fisiologico per ogni fuso geografico» attraversato durante il viaggio. Che per un volo tipo Milano-New York (9 ore e 6 fusi orari diversi) significa 24 ore di tranquillità.
A questo si aggiunge quanto previsto dal punto 2A1 del contratto nazionale, e cioè che «il pilota ha diritto ad un minimo programmabile di 33 giorni di riposo nel trimestre», ovvero 10 giorni al mese. Non è finita: dopo 18 anni di anzianità un pilota ha diritto a 46 giorni di ferie all’anno. E se per qualche motivo l’Alitalia deve spostargliele di oltre 10 giorni, a quel punto gli spettano 3 giorni di vacanza in più. L’Enac però per tutelare i piloti ha fatto anche di meglio: si è inventato il giorno di 33 ore (quello libero, non quello di lavoro).
Altro argomento ricordato costantemente nelle trattative ma dimenticato regolarmente negli interventi in tv, lo stipendio. Quando se ne parla si cita il lordo, come ha fatto il presidente dell’Anpac Fabio Berti dichiarando il proprio Cud a Porta a Porta, ma un meccanismo tutto speciale fa sì che il loro netto sia molto superiore al netto di un comune mortale. Succede infatti che nelle buste paga dei piloti viga un regime fiscale degno delle Isole Cayman. La cosiddettà indennità di volo, che integra le retribizione di base in funzione delle ore passate in cielo e rappresenta quindi una parte notevole della busta, è tassata per metà. Il resto è guadagno pulito. Così per esempio un lordo di 101mila euro equivale a un netto di 78.260 euro, mentre per un comandante più anziano i 172mila euro di stipendio lordo diventano 127.479 euro netti. In altre parole un trattamento fiscale che gli altri lavoratori in Italia nemmeno si sognano.
In ogni caso per tutti i dipendenti, hostess, steward o piloti che siano, valgono le famigerate «facilitazioni di viaggio». Il che significa in soldoni: un numero illimitato di biglietti al 90%, 75% e 50% di sconto su voli nazionali e internazionali; un biglietto al 94% di sconto (tanto valeva regalarlo) in un anno, valido non solo per sé ma anche per familiari stretti, figli, fratelli, sorelle, mariti, mogli, genitori. Ma attenzione, anche per i conviventi dello stesso sesso. Alè.
Anche gli hotel che devono accogliere il personale di volo vengono selezionati con cura e generosità. A Milano l’equipaggio si sistema all’Hotel Executive, un quattro stelle dalle parti del centrale corso Como, tutt’altra parte rispetto a Linate. Anche in giro per il mondo si accomodano con classe. A Londra stanno al The White House, nei pressi di Regent’s park, a Dakar dormono al Club Méd Les Almadies, a Delhi passano la notte al Crowne Plaza, poi vari Sheraton sparsi per le capitali del pianeta.
Le hostess quando vanno in maternità vengono retribuite sulla base dello stipendio guadagnato nell’ultimo mese, ed è frequente che l’ultimo mese le hostess lo svolgano nelle tratte a lungo raggio, pagate meglio. Secondo le statistiche poi nel medio-corto raggio gli steward e le hostess volano per non più di 595 ore l’anno. Ovvero 98 minuti al giorno.
Ma i più fortunati sono i piloti-sindacalisti, che beneficiano di ulteriori privilegi e in compenso l’unica cosa che guidano durante il periodo di «distaccamento» è l’auto per andare alla sede della Magliana. C’è anche la vicenda dell’«Anpac service», società circondata dal mistero che fa capo al sindacato piloti e che fornisce servizi e consulenza alle compagnie di volo.

Alitalia compresa. Nel Cda di questa società risulterebbe esserci Fabio Berti, il presidente dell’Anpac nonchè comandante Alitalia nonchè leader del fronte del no. Quel che si dice conflitto di interessi.
paolo.bracalini@ilgiornale.it

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