Chianciano Terme (Siena) - La conferenza sulla «resistenza delle masse popolari contro l’aggressione imperialista», come la chiamano loro, comincia oggi, ma Leonardo Mazzei è già soddisfatto. Due anni fa la Farnesina di Gianfranco Fini bloccò i visti di molti relatori in odore di terrorismo. Con Massimo D’Alema i visti sono tutti arrivati. Così fra oggi e domani i militanti del Campo anti- imperialista convocati a Chianciano per un’effervescente due giorni dell’anti americanismo potranno ascoltare tutti i loro eroi, da Hezbollah alla guerriglia irachena, dai sostenitori dello guerra alla Nato in Afghanistan ai palestinesi propugnatori della lotta senza tregua a Israele. Frutto - spiega Mazzei - di un clima politico cambiato che «ha fatto passare l’idea di legittimità delle resistenze».
Una soddisfazione poco condivisa dal senatore di Forza Italia Paolo Amato che denunciando in un’interrogazione parlamentare «i toni apologetici sul terrorismo suicida nei confronti della Nato» chiede il blocco della conferenza «nei confronti del rispetto della preziosa e coraggiosa azione delle Forze Armate italiane impegnate in missioni di pace».
Sull’argomento a Chianciano non vanno per il sottile. «Siamo stati i primi a definire l’attacco di Nassirya un normale attacco di resistenza», ricorda Mazzei aggiungendo che per l’Afghanistan e il Libano la posizione non cambia. «In Libano gli italiani e i francesi sono truppe d’occupazione... le forze libanesi sarebbero legittimate a colpirli... In Afghanistan il problema non esiste... Che cosa ci si deve aspettare quando si fa la guerra?». Del resto per Mazzei e gran parte dei partecipanti alla conferenza «la resistenza è sempre legittima e giusta», «i talebani sono parte integrante della lotta all’occupazione dell’Afghanistan» e «la principale forza terroristica sul campo iracheno si nasconde nella zona verde di Bagdad». A soddisfare Mazzei e i suoi amici non bastano né le aperture di Fassino né quelle della cosiddetta sinistra radicale. «L’ipocrisia sull’Afghanistan dove combattiamo una vera guerra è tanto più grave quanto più ci si sposta verso la cosiddetta sinistra radicale».
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