Pierluigi Bonora
da Milano
Parte il confronto tra Fiat e Mediobanca sulla Ferrari. Nei prossimi giorni, secondo quanto risulta al Giornale, ci sarà il primo di una serie di incontri tra le parti. Lamministratore delegato della Fiat, Sergio Marchionne, e Renato Pagliaro, condirettore generale di Mediobanca, inizieranno a verificare tutte le vie in grado di rendere possibile, da parte del Lingotto, lesercizio dellopzione di acquisto della quota di Ferrari con la soddisfazione di entrambe le parti. Torino e Piazzetta Cuccia hanno fissato al prossimo 30 settembre il termine per decidere modi e tempi del ritorno in casa Fiat del 29% del Cavallino rampante detenuto ora dalla banca daffari. Si tratta della partecipazione di quel 34% ceduto nel 2002 alla banca milanese, tolto il 5% passato nel frattempo al fondo Mubadala di Abu Dhabi. In questo momento il 29% della Ferrari è così suddiviso: l11,7% fa capo a Mediobanca e il resto a un pool di istituti di credito (l8,5% a Commerzbank, il 7,5% ad Abn Amro e l1,3% alla Popolare dellEmila Romagna).
Per portare Fiat Group all85% della casa di Maranello (il 10% in possesso di Piero Ferrari, figlio del fondatore, è considerato intoccabile) lassegno che Marchionne dovrebbe staccare è di almeno 830 milioni, denaro che il top manager non ha problemi a reperire dopo le recenti operazioni (Fidis, Buc, Sestriere, Atlanet) che hanno permesso al Lingotto di fare cassa. In più cè la possibilità che il 31 marzo del prossimo anno, alla scadenza del patto di sindacato di Mediobanca, il gruppo di Torino ceda il suo 1,8% nella banca daffari.
Ma quali sono i piani di Marchionne una volta chiusi i negoziati con Mediobanca? Senza dubbio il 29% della Ferrari (è comunque da vedere se rimarrà tale; alcuni mesi fa, infatti, Bper non avrebbe escluso lipotesi di tenere la partecipazione per motivi di prestigio e di territorialità) rappresenterà un nuovo importante asset per il Lingotto. I conti di Ferrari, da quando si è svincolata da Maserati, continuano a migliorare e nel primo semestre dellanno il risultato della gestione ordinaria (64 milioni) è raddoppiato rispetto allo stesso periodo del 2005. Alla crescita hanno contribuito il miglior mix di prodotti e le efficienze sui costi.
Il Cavallino, inoltre, è sempre più unazienda globale. Ai mercati tradizionali se ne sono aggiunti via via altri, come la Cina e la Russia mentre è ragionevole pensare che, visti gli ottimi rapporti di Torino con il gruppo Tata, proprio lIndia possa essere una delle prossime mete.
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