Ferrero: «Che rabbia, proprio ora che stavano arrivando risultati»

da Roma

Onorevole Paolo Ferrero, la chiamo ancora ministro?
«Ancora lo sono».
Ancora per quanto?
«L’unica certezza è che non c’è più una maggioranza. Una crisi extraparlamentare, al buio».
Sfuggono ancora i contorni.
«La cosa che più m’impressiona è che tutto sembra girare attorno alla vicenda di una persona...».
Perché la impressiona?
«Meglio: è la cosa che fa più rabbia. Proprio mentre stavamo cominciando a dare qualche risorsa in più a chi non riesce ad arrivare a fine mese, ecco che stiamo qui a discutere di questa vicenda personale...».
Mica poi tanto personale, visto che ha aperto una frattura profonda all’interno del Pd, tra giustizialisti e garantisti.
«La frattura c’è, ma non è neppure emersa in una forma netta. Penso ad altre divergenze con noi, su temi sociali ed economici, che erano più profonde... Ora non ho visto la maggioranza squassata, e stavamo portando a casa qualche risultato...».
C’è chi ha notato la strana successione tra quanto detto da Bagnasco e l’uscita di Mastella.
«Non ho elementi per giudicare. Di sicuro verifico in Bagnasco e nell’azione del Vaticano una clamorosa intromissione nelle vicende dello Stato italiano. Dai richiami alla fedeltà della coscienza, che va intesa come obbedienza alla Chiesa, ai tentativi di rivedere la legge sull’aborto... Mi sembra che abbiano prodotto una grave destabilizzazione».
Filo unico che arriva fino a dove?
«Credo che sia palese da tempo un’offensiva centrista, sia da parte della Chiesa che di Confindustria. La chiusura del contratto dei metalmeccanici ha portato Montezemolo a ribadire che andrebbe superato questo tipo di contrattazione. Tutti elementi di destabilizzazione che arrivano dal centro...».
Mastella ispirato dai poteri forti.
«Parlo del contesto ambientale nel quale Mastella ha deciso la sua estremizzazione delle critiche alla magistratura, che pure non avevano segnato la sua azione ministeriale. Non faccio una connessione diretta tra il clima e Mastella: sostengo che mentre noi abbiamo portato avanti azioni redistributive per la gente, altri hanno posto questioni non contrattabili, con evidente intento destabilizzante».
I poteri forti hanno preparato l’esecuzione, Mastella ha sparato.
«Non so. Di sicuro questo equilibrio era ritenuto insopportabile dalle classi più forti del Paese e si sono messe di traverso. È un’azione di destabilizzazione che mi pare completamente irresponsabile, perché è evidente che non fa i conti con i problemi reali del Paese. Siamo sull’orlo della recessione ed è disperante non poter continuare l’azione anti-crisi che avevamo iniziato, con una decina di miliardi da redistribuire».
Ora che succederà, invece?
«Ora è indispensabile un passaggio parlamentare, perché questa non può essere la Repubblica dei Tg. In Parlamento ognuno è obbligato a dire e la gente ha diritto di sapere. La crisi deve essere chiara e pulita».


Si fila dritti verso le elezioni?
«Spetterà al Capo dello Stato. Per noi non possono esserci soluzioni pasticciate, alla tira a campare».
Be’, almeno stavolta Rifondazione non c’entra...
«Una soddisfazione che avrei preferito non avere».

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