Festa nazionale il 17 marzo, la Lega non ci sta

Roma Il governo ha deciso: il 17 marzo sarà festa nazionale per l’anniversario dei 150 anni dell’Unità d’Italia. Quindi scuole e uffici chiusi per una celebrazione solenne alla quale prenderà parte pure il Papa e tutta la Santa Sede, come annunciato ieri dal Capo dello Stato, Giorgio Napolitano.
Ma la decisione del governo va di traverso alla Lega che s’imbestialisce e si dissocia con il ministro della Semplificazione, Roberto Calderoli, che attacca a testa bassa definendo la decisione «una follia incostituzionale».
In Consiglio dei ministri non ci sono stati diverbi e neppure zuffe. Quando si è arrivati a discutere il decreto per istituire la festa i due ministri del Carroccio presenti, Umberto Bossi e Roberto Calderoli, si sono alzati e se ne sono andati. Dunque non hanno votato contro, hanno preferito non partecipare del tutto. Calderoli ha poi definito il provvedimento «incostituzionale» in quanto privo di copertura finanziaria. In realtà la copertura è stata trovata, come hanno poi spiegato i ministri del Lavoro, Maurizio Sacconi e della Difesa, Ignazio La Russa, con lo spostamento degli effetti economici della festività del 4 novembre sul 17 marzo, ovviamente soltanto per quest’anno.
«In un Paese che ha il primo debito pubblico europeo ed il terzo a livello mondiale fare un decreto legge privo di copertura per istituire la festività del 17 marzo, oltretutto in un momento di crisi economica internazionale, è pura follia ed è pure incostituzionale», sbotta Calderoli, che resta «contrario alla decisione di non far lavorare il paese il 17 marzo sia per il costo diretto che è insito in una festività con effetti civili sia per quello indiretto che proverrà dallo stimolo di allungare la festività in un ponte da giovedì sino a domenica». Gli va subito dietro il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia. «Io festeggerò lavorando, ho altro a cui pensare», assicura il governatore che definisce «un tormentone» la festa dell’Unità d’Italia, dicendosi convinto del fatto che «i cittadini pensano ai problemi concreti» e che dunque sarebbe stato meglio «spendere i milioni di euro che andranno in festeggiamenti per creare nuove occasioni di lavoro per i giovani e i precari». Il più tragico è Mario Borghezio: «Per noi patrioti padani sarà una giornata di lutto».
A smorzare i toni ci pensa il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, che sferra una stoccata anche all’opposizione che grida allo scandalo per il no della Lega. «È stata trovata una soluzione equilibrata che consente di compensare con effetti civili la festa del 4 novembre e si potrà così celebrare un importante anniversario - dice Sacconi -. Mi fa piacere che ex comunisti oggi concorrano a questa giusta enfasi sullo Stato-Nazione». Soddisfatta Giorgia Meloni, ministro della Gioventù. «Quella dell’Unità d’Italia non avrebbe potuto essere una celebrazione di serie B - dice la Meloni -. Perché è la data più unificante che abbiamo in Italia».
E il ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini, contraria alla chiusura delle scuole in quel giorno? Si adegua alla decisione del governo e si dice pure favorevole a portare in classe il video con la performance di Roberto Benigni a Sanremo sull’Inno di Mameli.

E si adegua pure Confindustria con tutto il mondo dell’impresa, inizialmente contrari per motivi economici ma tranquillizzati in seguito dal fatto di non dover pagare una festività in più grazie al trasferimento al 17 marzo degli effetti economici del 4 novembre.

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