Fiat trova 200 milioni e una Borsa fredda

Auto locomotiva del gruppo. Bene Iveco, problemi per Comau

Pierluigi Bonora

nostro inviato a Torino

Nel giorno in cui due grandi quotidiani internazionali come il Wall Street Journal e Les Echos mettono ancora una volta l’accento sulle doti di risanatore di Sergio Marchionne («Non ha tagliato i posti, ma burocrazia e manager», ha sottolineato il primo, mentre il giornale francese lo ha dipinto come «il monaco guerriero che ha infranto molti tabù»), l’amministratore delegato della Fiat archivia un altro trimestre positivo: l’ottavo consecutivo come gruppo e il quarto per l’Auto. «Se l’azienda rispetta i suoi obiettivi - avverte il top manager - per il 2010 diventerà una vera macchina da guerra».
Intanto, in attesa di conoscere il 9 novembre i target al 2010 della Fiat, i dati del terzo trimestre confermano l’uscita completa dal periodo buio del gruppo: ricavi in aumento dell’11,4% (11,8 miliardi), risultato della gestione ordinaria in crescita dell’84% (427 milioni) e utile netto pari a 200 milioni, 409 in più rispetto agli stessi mesi del 2005. Forza trainante della rinata Fiat è la divisione Auto, la stessa che fino a poco tempo versava in stato comatoso, e ripresasi dalla fine del 2005 dopo la terapia Marchionne. Per i marchi di Mirafiori (Fiat, Lancia, Alfa Romeo e Veicoli commerciali), il cda presieduto ieri da Luca Cordero di Montezemolo ha preso atto di ricavi per 5,5 miliardi (più 27,6%) e di un utile pari a 51 milioni. L’area auto ha visto anche Ferrari crescere del 10% come giro d’affari (332 milioni), mentre il risultato della gestione ordinaria, sceso a 38 dai precedenti 42 milioni, ha risentito «di effetti contingenti sulla gestione economica delle attività sportive». Maserati, invece, si prepara lentamente a tornare in nero. «La svolta - ha annunciato Marchionne - è attesa per il 2007». La casa modenese ha comunque ridotto le perdite trimestrali da 10 a 6 milioni mentre il fatturato, in attesa degli esordi della nuova Quattroporte automatica (a gennaio) e della Coupé firmata da Pininfarina (in estate), ha risentito del vicino cambio dei prodotti: il volume d’affari è sceso del 7% a 106 milioni.
Seconda forza trainante, dopo l’Auto, si è confermata Iveco i cui risultati sono stati definiti da Marchionne «eccezionali, nel momento in cui con il gruppo cinese Saic procede un lavoro di integrazione che durerà almeno 24 mesi», ha spiegato l’ad. In proposito solo nel 2010 gli accordi stretti sotto la Muraglia avranno un impatto sui risultati del gruppo. Iveco ha registrato un fatturato di 2,1 miliardi (più 14,4%) e 156 milioni (più 79%) alla voce gestione ordinaria.
Dai camion ai trattori. L’americana Cnh ha chiuso il trimestre con un risultato in leggera crescita a 137 milioni e ricavi (2,3 miliardi) in calo del 5,8 per cento. Per la società Marchionne si aspetta un quarto trimestre migliore, grazie ai rafforzamenti in corso nella squadra manageriale. Pecora nera del gruppo si è rivelata Comau, il cui risultato negativo (8 milioni a fronte di un utile di 25 milioni del 2005) ha condizionato l’andamento dell’area componenti e sistemi di produzione.
Con un debito netto industriale di 2,6 miliardi e una liquidità significativa, a fine settembre, di 5,5 miliardi, Marchionne non ritiene di modificare i nuovi obiettivi già rivisti al rialzo per la fine dell’anno: 1,85 miliardi di trading profit, di cui 250 milioni relativi all’Auto, risultato netto di 800 milioni (proventi straordinari esclusi), mentre l’indebitamento netto industriale poco sopra 2 miliardi è subordinato alla formalizzazione con Crédit Agricole della cessione del 50% di Fidis. L’operazione farà incamerare alla Fiat una plusvalenza di 450 milioni. Bene anche i numeri del periodo gennaio-settembre: per il gruppo utile di 681 milioni a fronte dei precedenti 1,3 miliardi. Ma il risultato del 2005 era influenzato da proventi atipici (Gm, Italenergia bis, convertendo) senza i quali sarebbe stato negativo per 0,5 miliardi. Su base omogenea il risultato netto è pari a 1,1 miliardi di euro.


A Piazza Affari, ieri, l’attesa era per risultati ancora migliori rispetto alle aspettative già positive. Ecco perché il titolo Fiat ha fatto un passo indietro (meno 3,84% a 13,57 euro). Gli scambi comunque sono stati ancora una volta elevati e pari al 4,3% del capitale ordinario.

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