Pierluigi Bonora
da Milano
Il mercato dellauto premia Fiat anche a settembre. La quota di mercato, pari al 30,7%, in crescita di 2 punti rispetto allo stesso mese del 2005, conferma per i marchi torinesi il superamento dellobiettivo posto dallamministratore delegato Sergio Marchionne, cioè il raggiungimento nel 2006 del 30 per cento. Lavanzata del gruppo italiano (in settembre le vendite sono aumentate del 5,9%, mentre la quota di mercato da gennaio non è mai scesa sotto il 30,5%), insieme alle prospettive positive illustrate da Marchionne (produzione di oltre 3 milioni di veicoli entro il 2010) e dividendo praticamente certo sullesercizio in corso, hanno portato il titolo Fiat più vicino ai 13 euro. Ieri le azioni, con lulteriore passo avanti dell1,31%, hanno chiuso la giornata ai nuovi massimi: 12,61 euro. A spingere il titolo di Torino (più 71% nellultimo anno) è stata soprattutto la risalita del Lingotto all85% della Ferrari, in virtù del riacquisto del 29% da Mediobanca con un esborso di 892 milioni (oltre 150 milioni di plusvalenza per Piazzetta Cuccia, mentre uno degli istituti del consorzio - Commerzbank - dalla cessione del suo 8,4% nel Cavallino avrebbe realizzato 50 milioni). Anche le conferme di rating e outlook positivo da parte di Fitch («Fiat continuerà a migliorare i propri margini operativi e a generare flussi di cassa positivi dal suo core business nellanno in corso») e S&P, a conclusione delloperazione Ferrari-Mediobanca, hanno giovato alle azioni Fiat, premiate pure dalle prospettive per il gruppo derivanti dallesenzione della tassa di circolazione per chi acquisterà veicoli nuovi a basse emissioni inquinanti.
In proposito, però, lUnrae (che rappresenta i concorrenti esteri di Fiat Auto), se da un lato giudica «apprezzabile lintendimento del Governo di accelerare il rinnovamento del parco auto attraverso incentivi fiscali», dallaltro ritiene «incomprensibile e inaccettabile lintenzione di favorire le vetture fino a 1.300 cc di cilindrata per usufruire di un maggior beneficio fiscale, quando nella ragione e nella logica deve essere esclusivamente il livello di anidride carbonica lelemento determinante per tracciare uno spartiacque, così come indicato e sostenuto dallUnione europea». Tornando al mercato di settembre, il gruppo torinese ancora una volta è andato controcorrente rispetto al dato generale, che fa segnare un meno 3,2%, con ordini (vero indicatore della salute del settore), pure in calo del 5,3 per cento. Il solo marchio Fiat, che ha piazzato Punto e Panda (con il 26,3% e il 45,5% di quota nei rispettivi segmenti) al vertice delle classifiche dei veicoli più richiesti, è cresciuto in penetrazione (23,7%) di 2,7 punti, mentre Alfa Romeo e Lancia hanno chiuso il mese rispettivamente al 3 e al 4% del mercato (in crescita il primo, in leggera flessione il secondo marchio, che da pochi giorni può contare sulla nuova Ypsilon). Fiat Auto, intanto, accelera anche in Francia (più 8,2% il mese scorso), dove i padroni di casa di Renault e Psa invece continuano a soffrire.
Sul futuro del settore in Italia, nonostante la ripresa di Fiat Auto, il Centro Studi Promotor vede però addensarsi le nubi. A preoccupare il Csp è «la pesante stangata in arrivo sulle auto aziendali», allindomani della sentenza della Corte di giustizia Ue che ha condannato lItalia per indetraibilità dellIva sugli acquisti di autoveicoli dei soggetti economici.
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