nostro inviato a Shanghai
Le illusioni sono sfumate, evaporate tra i fumi grigi della finanziaria. «Inganno politico e trappola fiscale» sibila Letizia Moratti, che aveva formulato proposte concrete per il governo e incassato promesse di dialogo da Romano Prodi. Non sembra sorpresa, ma delusa sì e non fa nulla per nasconderlo, anche se oggi il sindaco di Milano e il presidente del Consiglio si troveranno a pochi passi luno dallaltra, a Shanghai, nella città che avrebbe dovuto fare da cornice a unintesa. Niente di tutto questo, perché le notizie che arrivano dai palazzi romani non sono rassicuranti e rischiano di far traballare anche il Tavolo Milano. «Vedremo, è una situazione preoccupante, ne discuterò con gli interlocutori politici...», butta lì lei. È convinta che Roma sia stata privilegiata. Una decisione politica del governo?: «Sì. È stata una scelta penalizzante per Milano».
Lallarme è scattato. Secondo la prima analisi della Moratti, Palazzo Chigi è pronto a imporre nuove tasse ai cittadini, usando il federalismo fiscale come alibi. «Se le anticipazioni saranno confermate, questa manovra è un inganno politico e una trappola fiscale» dice con il tono di chi si sente preso in giro. Spiega: «Il governo aveva promesso di non aumentare le tasse. In realtà lo Stato non le aumenta direttamente, ma chiedendo ai Comuni di contenere le spese li spinge a dover aumentare le imposte». Nessuna agevolazione ai Comuni virtuosi come Milano, nemmeno un aiuto alle città metropolitane («non potremo stabilire i parametri sui city users», i pendolari che usano Milano pur senza abitarvi). In più lobbligo di tagliare le spese: «Non si può trasferire sui Comuni il contenimento delle spese». Una strada obbligata che porta a nuove tasse, anche se il sindaco conferma: «Il Comune non intende aumentare le imposte».
La partita di giro si chiama addizionale Irpef e tributi di scopo. In sostanza, il governo concede ai Comuni la possibilità di aumentare le tasse e di imporne di nuove per realizzare opere specifiche (come una linea della metropolitana o un ponte). Inoltre, trasferisce le competenze (passaporti, verifiche sugli immigrati, demanio, catasto) ma non i fondi necessari a pagare il personale. Come se non bastasse, la richiesta agli enti locali è di ridurre le spese. In conclusione, ai Comuni non rimane grande alternativa se non quella di far pagare più tasse ai cittadini per continuare a mantenere i servizi. Ecco «la trappola fiscale».
Cè poi la discriminazione tra la Capitale e Milano. «Non avremo la deroga che ha avuto Roma sulle infrastrutture. Lavevamo chiesta già con il decreto Bersani, non arriva con la manovra». Sembra che non ci sarà neanche la suddivisione dei comparti di spesa tra Regione, Provincia e Comune nei diversi settori. «Se dovremo occuparci del rilascio dei passaporti e delle verifiche sugli immigrati, sarà necessario un notevole impiego di personale». I fondi però non sembrano in arrivo. A questo punto la conclusione è nelle cose: «Il mio giudizio è molto negativo».
Il tema non è allordine del giorno dellincontro cinese tra la Moratti e Prodi: «Non credo parleremo della finanziaria durante questa missione, ci saranno occasioni istituzionali per farlo».
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