RomaNon cè bisogno del pallottoliere. Riuniti da Fini in una Montecitorio blindatissima, i presunti fedelissimi alla fine smussano la loro solidarietà al presidente della Camera fino alleccesso. Tanto che un finiano riconosce: «Questo documento avrebbe potuto firmarlo perfino Capezzone». Niente scissioni, niente gruppi autonomi, niente spaccature. Solo un «riteniamo necessario esprimere solidarietà a Gianfranco Fini, contro il quale sono stati espressi giudizi ingenerosi con toni a volte astiosi». Ma soprattutto: «Parlare di scissioni ed elezioni anticipate risulta incomprensibile per noi e per lopinione pubblica». Firmano Andrea Ronchi, Adolfo Urso, Italo Bocchino, Flavia Perina, Fabio Granata, Mirko Tremaglia, Luca Barbareschi, Giulia Bongiorno, Enzo Raisi, Aldo Di Biagio, Benedetto Della Vedova, Donato Lamorte, Antonino Lo Presti, Gennaro Malgieri, Silvano Moffa, Angela Napoli, Gianfranco Paglia, Carmine Patarino, Antonio Pepe, Francesco Proietti Cosimi, Alessandro Ruben, Souad Sbai, Giuseppe Scalia, Marcello De Angelis (che firma anche il documento pro Pdl perché «i due scritti non sono in contraddizione, anzi, si integrano»). Tesi, questa, fatta propria anche da Agostino Ghiglia che spiega: «Ho ribadito a Fini la solidarietà ma sono contrario alla creazione delle correnti». Tra i senatori, invece, con Gianfranco si schierano Andrea Augello, Beppe Pisanu, Mario Baldassarri, Cesare Cursi, Candido De Angelis, Maria Ida Germontani, Francesco Pontone, Oreste Tofani, Giuseppe Valditara e Pasquale Viespoli.
È una giornata con un piccolo giallo: come mai i «finiani» non hanno comunicato nomi e cognomi dei firmatari? Cè qualcosa di clandestino e qualcuno, nel Pdl, pensa male: saranno veri questi numeri? Eh sì, perché questa è soprattutto la giornata della conta, della carta e dellinchiostro. Della serie: «Chi non firma è perduto». Nella giornata in cui Gianfranco Fini raccoglie i suoi fedelissimi per continuare la guerra al «Pdl versione Predellino», scoppia la bagarre dei documenti. Uno, che sintetizziamo come «pro Gianfranco», raccoglie 56 adesioni: 36 deputati, 14 senatori più altri 6 ex aennini che hanno dato la delega ai colleghi. Laltro, pro Pdl, viene invece sottoscritto da 76 ex An tra cui molti big come Gianni Alemanno, Maurizio Gasparri, Ignazio La Russa, Altero Matteoli, Giorgia Meloni e altri.
Ma la pattuglia finiana è tuttaltro che unita e compatta, visto che prima del vertice nella sala Tatarella, nel cortile della Camera va in scena la bagarre. Il sottosegretario Roberto Menia, per esempio, sebbene tra i più scettici sulla creazione del partito unico, se la prende con il finian-falco Bocchino: «Lho detto a Italo... La deve smettere perché ha già ha fatto abbastanza danni, e lultimo caso è stata la rissa in tv con Lupi. Sono stufo delle sue iniziative e delle sue uscite e non mi sento rappresentato da queste persone. Io sono leale a Fini ma anche a Berlusconi, sono al governo grazie al loro. Quindi lipotesi di creare gruppi separati, addirittura scissioni è una sciocchezza». Una vera e propria bacchettata a tutti coloro che hanno fatto il tifo e spinto perché Fini ringhiasse troppo contro il «monarca» Berlusconi.
A vertice iniziato è un altro finiano doc come Amedeo Laboccetta a picchiare sui falchi e a rivolgersi direttamente al capo: «Gianfranco, è proprio necessario organizzare oggi una componente? Hai dimostrato che i numeri ci sono ma proprio per questo io mi fermerei qui e non andrei oltre. Hai veramente bisogno di una corrente?». E poi giù a criticare laltro finiano «eretico» Fabio Granata: «Siamo arrivati allassurdo per cui è normale avviare iniziative parlamentari con esponenti dellopposizione ma viene guardato con sospetto, e qualcuno parla di alto tradimento, se vai a cena con Matteoli o Alemanno, con Gasparri o La Russa». Poi lavvertimento: «Oggi sono pronto a firmarti qualsiasi documento ma fino a dopodomani sarà il caso di riflettere ancora».
Una firma per Gianfranco, la mappa dei pretoriani
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