Politica

«Firmerò un nuovo contratto con gli italiani»

Fabrizio de Feo

nostro inviato a Barcellona

È una parata e risposta morbida quella che il premier si concede di prima mattina, all'indomani della stoccata di Pierferdinando Casini sulla necessità di guardare in faccia la realtà del Paese e «porre fine agli illusionismi». Un intervento, dettato a margine del summit euromediterraneo di Barcellona, che stempera i toni di una polemica rilanciata dai quotidiani con ricostruzioni più o meno fantasiose sulla presunta rabbia anticentrista del premier. Ma certo non privo di qualche asperità polemica verso l'Udc, alleato riottoso, deciso a giocare la carta della navigazione in solitaria durante la campagna elettorale.
«Voi giornalisti ve la cantate da soli. Ieri (domenica per chi legge, ndr) non sapevo neanche che Casini avesse fatto quelle dichiarazioni, per questo motivo non potevo essere irato come leggo sui giornali. Detto questo, Casini non credo potesse riferirsi a me. Per la prima volta nella storia della Repubblica italiana io ho portato a termine un programma. Sono un realizzatore, un concreto, un pragmatico e ho portato a compimento questo lavoro nonostante Follini e compagnia bella. In ogni caso mi sembra che Casini abbia chiarito che non si riferiva a me. Probabilmente ce l'aveva con la sinistra».
Assestato un graffio alla passata gestione dell'Udc, Silvio Berlusconi cambia prospettiva e raccoglie il guanto di sfida lanciato da Casini, guardando verso il futuro. I cronisti gli chiedono se si vada delineando con il presidente della Camera una situazione di contrapposizione permanente ed effettiva, simile a quella vissuta nei mesi scorsi con Marco Follini. Il premier risponde secco. «Io non temo nulla. Ora andiamo avanti con l'operazione verità per spiegare agli italiani, con orgoglio, cosa abbiamo fatto e cosa potrebbero fare gli altri». Da qui l'ennesimo rilancio, con un ponte programmatico lanciato verso la nuova legislatura. «Proporrò - promette Berlusconi - un nuovo contratto con gli italiani più ampio dei 5 punti contenuti dal contratto precedente». Contratto che si contrapporrà a quello della sinistra che, osserva Berlusconi, «se è quello che viene dalle dichiarazioni di un protagonista della loro coalizione, beh, andiamo bene...».
L'accenno che il premier concede al nuovo Patto con gli italiani fa riferimento al lavoro orchestrato dal gruppo guidato, dentro Forza Italia, da Giulio Tremonti e Renato Brunetta. Un think-tank che dovrà preparare un manifesto elettorale composto da poche idee, chiare e semplici, battendo sul tasto della necessità di un secondo mandato in cui raccogliere quanto seminato in questa legislatura. Una linea di continuità indispensabile per completare il programma di riforme avviato nel 2001.
L'ultimo sguardo sulla politica italiana è per la riforma elettorale appena varata e per la competizione interna alle coalizioni che essa impone. Una variabile con cui fare i conti in campagna elettorale, come l'affondo di Casini ha dimostrato. Ma Berlusconi non si mostra preoccupato ed esclude che il sistema proporzionale possa portare alla spaccatura della Cdl: «È una cosa - afferma lasciando l'Euromed - che non mi risulta. È la speranza di qualcuno, ma io ho la certezza che andremo al voto con il carniere pieno, con un programma realizzato, avendo mantenuto tutte le promesse e con un programma per il futuro. Tutti i partiti - conclude - saranno interessati a dire il tanto fatto e ciò che si farà». E in serata ribadisce il concetto con una decisa apertura di credito alla Dc di Gianfranco Rotondi che definisce «non solo compatibile con la Casa delle libertà ma anzi, per quanto riguarda Forza Italia, ne fa già parte» perché «rafforza la componente democratica e cristiana all’interno della nostra coalizione e la rafforza nei confronti della sinistra».
Chiuso il capitolo dedicato alle vicende nostrane, il premier detta il suo personale bilancio del vertice Euromed appena concluso. «L'Italia è in prima linea tra i Paesi euromediterranei sul fronte dell'impegno per avere pace e prosperità dell'area - dice Berlusconi, lasciando il summit -. Siamo stati omaggiati da tanti amici che hanno riconosciuto quanto l'Italia ha fatto per la costruzione in questa area di una zona di pace, di progresso, di sicurezza. Ci è stato dato atto delle cose fatte anche sul fronte della cultura, del nostro impegno nella conservazione dei beni archeologici in tante realtà mediterranee».
Una nota di soddisfazione il premier la fa risuonare anche per la condivisione, sull'una e l'altra sponda del Mediterraneo, del problema dell'immigrazione. Una volontà testimoniata dal tentativo corale di individuare ricette comuni. «Tutti ormai condividono che non si può più far fronte al fenomeno dell'immigrazione clandestina, ormai di dimensioni epocali, con il solo controllo delle frontiere da parte della polizia.

Bisogna offrire condizioni decenti di vita nei Paesi di origine, consapevoli che senza un processo democratico non c'è la possibilità di avere libertà».

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