RomaNemmeno un tentennamento, nessun mal di pancia come quelli che lacerarono lUdc quando il partito decise di sostenere la laicissima Mercedes Bresso in Piemonte. Se il candidato di Italia dei Valori a Napoli e quello di Sinistra e libertà a Milano hanno stravinto è stato soprattutto grazie ai voti del Terzo polo. Ufficialmente la linea di Udc, Api e Fli per il secondo turno delle amministrative era quella delle «mani libere», in realtà il nuovo polo ha sostenuto i candidati della sinistra, come ha candidamente ammesso il segretario dellUdc Lorenzo Cesa: «Siamo stati determinanti nei ballottaggi di tutta Italia». Con un Fini vendicativo a rincarare: «Il berlusconismo è archiviato».
Una scelta di campo che è da leggere in chiave anti Berlusconi, in particolare per quanto riguarda i finiani. In questo caso a rivendicarlo apertamente è stato il futurista Carmelo Briguglio: «La stragrande maggioranza degli elettori di Fli al ballottaggio ha spontaneamente votato per Pisapia a Milano e De Magistris a Napoli. Il che ha una logica perché i risultati elettorali odierni sono lo sbocco» di un processo «iniziato il 22 aprile dellanno scorso con la riunione della Direzione del Pdl, quella del Che fai mi cacci?».
La scelta del forno della sinistra ha effettivamente fatto breccia tra gli elettori finiani e centristi, anche nelle due metropoli dove i candidato alternativi al Pdl provenivano dalla sinistra estrema. «Da uomo di centrodestra sono tuttaltro che felice, ma so di avere la coscienza a posto», ha commentato il Gianfranco Fini. Poco dopo Fabio Granata ringraziava il leader del Fli e spiegava che con De Magistris e Pisapia, si apre «una nuova fase politica» nella quale si dovranno «affermare i valori del patriottismo repubblicano e della legalità». Che non suona esattamente come il commento di chi ha votato turandosi il naso.
Il fatto è che, più che affinità di programma, a determinare le scelte del centro politico, e stata un obiettivo di breve termine, che è la priorità del terzo polo ed è anche lunico reale punto di convergenza tra i leader dei tre partiti: la richiesta di dimissioni di Silvio Berlusconi. «Se fa un passo indietro siamo disponibili al dialogo», in primo luogo con la Lega Nord, spiegava ancora Cesa, mentre Fini, dal Festival della felicità di Peasaro, attaccava il premier, ma anche il Carroccio.
Francesco Rutelli, leader dellApi, ha provato a fare un programma di medio termine, auspicando un «governo di larga condivisione senza Berlusconi». Anche se poi ha ammesso che le pressioni sul governo di centrodestra, probabilmente non avranno nessun effetto: «Cè chi chiede a Berlusconi un passo avanti, le opposizioni gli chiedono un passo indietro. Il mio timore è che Berlusconi rimanga fermo a fare la sentinella del nulla».
Pessimismo che, sotto sotto, anche Fini sembra condividere.
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