Fmi Al via la «grande riforma»: anche l’Italia avrà diritto a un seggio permanente

Il Fondo monetario internazionale è pronto a dare il via a una riforma considerata «storica» dal suo direttore generale, Dominique Strauss-Kahn, con una profonda revisione dei pesi tra i Paesi membri che tiene conto del mutato assetto economico internazionale. In particolare, raddoppieranno i contributi al capitale del Fmi dei 187 Stati membri, per ammontare a circa 750 miliardi di dollari. In termini di governance, invece, subirà cambiamenti la ripartizione dei poteri in seno all’istituzione multilaterale e, segnatamente, al suo consiglio di amministrazione. Uno degli aspetti qualificanti è trasformare il G5 del Fondo in G10. I cinque Paesi che hanno statutariamente diritto a un seggio al Fmi (Stati Uniti, Giappone, Germania, Francia e Gran Bretagna) dovranno essere raggiunti da altri cinque (Cina, Italia, Brasile, India e Russia).
Gli altri 177 Paesi aderenti al Fondo si divideranno i 14 seggi restanti. La Cina dovrebbe passare dalla situazione di sesto miglior Paese per diritto di voto a quella di terzo miglior Paese. Gli Stati europei hanno invece accettato di rinunciare a due dei nove seggi che controllano. «Uno sforzo immenso» chiosa Strauss-Khan. «Una decisione storica che restaura la totale legittimità dell’istituzione» ha aggiunto il numero uno dell’organizzazione di Washington dopo l’accordo raggiunto presso i ministri delle Finanze del G20 il 23 ottobre.


Perchè queste riforme entrino in vigore occorre ancora una lunga procedura che passa attraverso le ratifiche parlamentari. Il G20 si è impegnato «a lavorare perchè si arrivi al risultato entro l’assemblea annuale del 2012», che coinciderà con la fine prevista del mandato di Strauss-Khan.

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