Le foibe dividono ancora: tensione nei cortei a Firenze

Giornata del ricordo avvelenata dalla manifestazione dei centri sociali. Sondaggio choc: il 77% dei giovani non ha mai sentito parlare della tragedia

Le foibe dividono ancora: tensione nei cortei a Firenze

Dal 1945 è passato oltre mezzo secolo, ma a Firenze il dramma delle foibe continua a di­videre, anziché unire, con toni da antifascismo bellicoso e militan­te. Il centro sociale di destra Ca­saggì e la Giovane Italia, con l’ap­poggio di gran parte del Pdl, ha or­ganizzato un corteo in ricordo del­le migliaia di italiani infoibati dai partigiani comunisti di Tito e poi dimenticati per decenni.

Gli antifascisti duri e puri, a co­minciare dai centri sociali di estre­ma sinistra, si sono mobilitati per una contro manifestazione accu­sando «i neofascisti di usare la ri­correnza delle foibe » per oscuri di­segni «eversivi, negazionisti e revi­sionisti ». E sono spalleggiati dal­l’Associazione nazionale partigia­ni, dall’Arci e dalla Cgil. Non solo: un sondaggio choc rivela che ben 6 italiani su 10 non sanno cosa sia­no le foibe.

Ieri pomeriggio a Firenze un corteo di circa 800 persone parti­to alle 17 si è diretto verso Largo Martiri delle Foibe. Doveva esser­ci anche l’ex ministro della Gio­ventù, Giorgia Meloni, ma la neve l’ha bloccata a Roma. «Foibe, io non scordo» è lo striscione che apriva il corteo. «È veramente un’anomalia tutta fiorentina, che non fa onore alla nostra città. Ogni 10 febbraio da una parte c’è un corteo che vuole ricordare il dramma delle foibe, senza simbo­li di partito, per aprire a tutti - di­chiara a il Giornale il consigliere comunale del Pdl, Francesco Tor­selli - . E dall’altra si mobilitano non solo i centri sociali, ma orga­nizzazioni come l’Anpi e la Cgil che accusa il nostro corteo di apo­logia di fascismo, mentre l’unica bandiera che sventola è il tricolo­re ».

La polizia è stata mobilitata in forze per evitare incidenti con la contromanifestazione della «Fi­renze antifascista». I duri e puri del comunismo reale si sono radu­nati, poche centinaia, mezz’ora prima del corteo in ricordo delle foibe presso piazza Dalmazia, a due chilometri e mezzo di distan­za. Non certo per ricordare i profu­ghi dalmati fuggiti in massa da cit­tà come Zara.

In piazza Dalmazia, nel dicembre scorso, sono stati uc­cisi due ambulanti senegalesi ed altri tre feriti da un folle omicida che aveva frequentato Casa-Pound. L’associazione ha invita­to i suoi a sfilare nel corteo per i martiri delle foibe. Qualche malu­more nel centrodestra c’è stato, ma «il corteo è aperto a tutti. An­che a chi vota per il Pd se vuole ri­cordare gli infoibati», ribadisce Torselli.

Fra gli aderenti al presidio anti­fascista c’era anche Vania Bagni, vicepresidente provinciale del­l’Anpi, che ha appoggiato la mobi­litazione. Forse l’associazione dei partigiani dimentica che gli in­foibatori di Tito mass­acrarono pu­re antifascisti del Comitato di libe­razione in Istria, per il semplice fatto che erano italiani. La consi­gliera comunale Ornella De Zor­do, pure lei nel controcorteo, ha dichiarato che «i martiri delle foi­be non devono essere strumenta­lizzati ». Stessa litania della Cgil, che ha bollato la manifestazione in ricordo degli infoibati come «contrapposizione alla “giornata della memoria” (per l’Olocausto, ndr ) ».

Secondo Mauro Fuso, segreta­rio del sindacato a Firenze «l’eso­do dalla Dalmazia e le foibe sono un’eredità diretta del ventennio fascista». Il sindacalista avrebbe fatto meglio a chiedere scusa per i lavoratori comunisti di Venezia e dell’Emilia Romagna,che all’arri­vo delle navi dall’Istria, piene di esuli, o al passaggio dei treni in sta­zione, sputavano sugli italiani in fuga dalle violenze titine.

Nonostante non ci sia più l’oblio,il dramma delle foibe è an­cora poco conosciuto. L’Associa­zione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia ha commissionato un sondaggio che non lascia dubbi: solo il 43,7% del campione di 600 italiani intervistato sa cosa siano state le foibe.

Nella fascia d’età fra i 18 ed i 35 anni il

77% sostiene di non aver sentito parlare dell’esodo o di ave­re idee confuse. La percentuale di conoscenza del dramma delle foi­be si attesta sul 56,7% negli eletto­ri del centrodestra, contro il 50,6 % del centrosinistra.

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