Il fondatore di Cl

«Salendo per la prima volta i tre gradini d’entrata al liceo Berchet avevo chiaro che si trattava di rifare l’annuncio del cristianesimo come avvenimento presente, umanamente interessante e conveniente all’uomo che non voglia rinunciare al compimento delle sue attese e all’uso senza riduzioni del dono della ragione. Tutto ciò che conseguì dipese unicamente da quella intuizione iniziale». Quella intuizione di don Luigi Giussani, datata 1954, è stata decisiva per la vita di migliaia di giovani, che si sono avvicinati o riavvicinati alla fede grazie all’incontro con il sacerdote brianzolo e con il movimento di Comunione e Liberazione che da quella intuizione è stato originato.
Arriva in questi giorni in libreria un’agile biografia spirituale scritta da don Massimo Camisasca (Don Giussani. La sua esperienza dell’uomo e di Dio, San Paolo, pp. 166, 14 euro), che presenta un percorso attraverso gli scritti e la vita del padre di Cl: «Intendo con queste pagine far conoscere don Giussani – scrive Camisasca – a chi non l’ha conosciuto, a chi non ha avuto la fortuna di sentirlo parlare, di passare del tempo con lui o di leggere i suoi libri».
Negli anni Cinquanta, spiega l’autore, la Chiesa «viveva una profonda tensione tra due proposte pedagogiche: alcuni dicevano che per superare la crisi bisognava ripartire dal soprannaturale, altri volevano ripartire dall’uomo, e proponevano quindi, attività sportive, gite e spettacoli». Due punti di partenza che per Camisasca non appartennero mai a don Giussani: «Egli muoveva da un punto di sintesi: l’incontro con il Mistero che l’uomo vive nella sua vita. A partire da questo incontro l’uomo scopre chi è e quale strada imboccare per la realizzazione di sé. Perciò Giussani parlava di Cristo anche quando non lo nominava e parlava dell’uomo anche quando parlava di Cristo».
Per l’autore, l’opera «riformatrice» di Giussani lo configurava «come un immediato precursore del Concilio Vaticano II, per lo meno di alcuni suoi temi, o forse meglio, della sua esigenza di “aggiornamento”». «Il cristianesimo – dirà don Giussani – è un avvenimento... qualcosa che accade, quell’Uomo che hanno trovato là, che hanno trovato quella volta. Il cristianesimo... che cosa è risultato? Un discorso? Delle capacità di costruire delle cooperative, di fare delle iniziative? Ma no! Era un uomo in cui ci si è imbattuti per strada... è la notizia di qualcosa che c’è: un avvenimento».
Proprio il ridestarsi della persona, della fede personale, in una società nella quale nonostante le apparenze di compattezza e di tenuta del tessuto cattolico già si menifestavano i segni della secolarizzazione, è al centro della proposta di Giussani.

Che nel 1980, dialogando con lo scrittore Giovanni Testori, aveva detto: «Questo è il tempo della rinascita della coscienza personale. È come se non si potessero far più crociate o movimenti... Crociate organizzate, movimenti organizzati. Un movimento nasce proprio con il ridestarsi della persona».

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