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«Il Fondo per il cinema diventi regionale»

Il film più visto dell’anno, Che bella giornata, è ambientato tra Milano e provincia. Ma non di solo Checco Zalone vive la Lombardia. «La nostra regione vanta primati assoluti, dalla più alta affluenza nelle sale cinematografiche al più alto numero di spettacoli d'Italia fino a un’offerta ampia e differenziata di teatri» sottolinea con enfasi Roberto Formigoni. Da qui la richiesta del governatore: «Il Fondo unico per lo spettacolo andrebbe regionalizzato utilizzando i costi standard, perché anche qui ci sono regioni virtuose come la Lombardia e ci sono regioni che sprecano».
Una richiesta di autonomia nello spettacolo secondo il modello della sanità?
«La situazione attuale prevede un Fondo unico nazionale. Le domande vanno presentate tutte al ministero e i fondi vengono ripartiti dalle commissioni ministeriali, ma non esistono né graduatorie né criteri scritti. Sono valutazioni fatte in base alla spesa storica dai funzionari, per carità brave persone...».
Chiede un ruolo più importante per le Regioni?
«Da tre anni possiamo dare un parere non vincolante. La mia richiesta è di usare criteri oggettivi nella ripartizione dei fondi. E sottolineo che la proposta arriva da una Regione virtuosa che ha stanziato 4 milioni di euro per il Fus regionale e distribuito fondi sulla di base bandi e criteri».
Quali possono essere i criteri oggettivi nella ripartizione dei fondi?
«Se andiamo a vedere, la Lombardia è la regione che incassa di più al botteghino, facciamo cinema e spettacolo, tanto e di qualità. Essendo i più produttivi, moderni e avanzati, chiediamo che si dia un premio a questa virtuosità».
Fus in mano alle Regioni?
«La soluzione drastica sarebbe il Fus destinato alle regioni che lo gestiscono per loro conto. È la proposta più avanzata ma, poiché conosco il funzionamento di queste dinamiche, propongo una gestione intermedia».
Quale gestione intermedia?
«Chiedo che i fondi vengano stabiliti sulla base di parametri oggettivi: come garantiamo due milioni e mezzo di prestazioni l’anno nella sanità, realizziamo 291 mila spettacoli, vendiamo 20 milioni di biglietti, per 130 milioni di incasso, è una regione che per lo spettacolo fa moltissimo. A questo punto diciamo no ai finanziamenti sempre agli stessi».
Chi sarebbero sempre gli stessi?
«Non vogliamo fare polemiche. Segnaliamo che noi abbiamo moltissime sale, compagnie teatrali, un circuito di centinaia di teatri e compagnie dilettantistiche che usano propri mezzi e fondi regionali».
Una valorizzazione dei piccoli?
«Il Fondo dello spettacolo è stato gestito in modo centralista e inefficiente.

Adesso che le risorse pubbliche scarseggiano, è ancora più importante ricorrere a una forma di efficienza e sussidiarietà. Dobbiamo usare le poche risorse con efficienza. Invece di finanziare le regioni che fanno 21 repliche in un anno... noi ne facciamo centinaia di migliaia».

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