Fondo Diocesi, boom di richieste: 4 milioni di euro a 2mila famiglie

Operai in cassa integrazione, donne straniere che non riescono più a trovare un posto come colf o badanti, piccoli artigiani e lavoratori dipendenti strozzati dai debiti. Queste le categorie più in difficoltà secondo l’ottavo rapporto sulle povertà della Diocesi di Milano. Alla base della ricerca l’analisi delle famiglie che si sono rivolte ai 59 centri di ascolto e ai servizi Caritas (15.809 persone), ma anche delle richieste pervenute al Fondo famiglia lavoro voluto dal cardinale Tettamanzi e alla Fondazione San Bernardino per la prevenzione dell’usura. Preoccupante l’emergere di una nuova sacca di povertà imputabile al momento di recessione, i cosiddetti «poveri per la prima volta», famiglie del ceto medio-basso che, prima dell’ottobre 2008, erano già particolarmente vulnerabili e la crisi ha fatto precipitare in condizioni di forte disagio.
Oltre 3mila le richieste d’integrazione al reddito pervenute al Fondo voluto dall’arcivescovo. «Tra aprile e agosto abbiamo distribuito circa 4 milioni di euro a 1.800 famiglie - ha spiegato Luciano Gualzetti, vicedirettore della Caritas Ambrosiana e segretario del Fondo - ma le richieste continuano ad arrivare». I nuovi poveri sarebbero in egual misura italiani e stranieri, in prevalenza uomini, sposati e con figli. Quattro su 10 hanno tra i 41 e i 50 anni, mentre più della metà è disoccupata e lavorava come operaio. La preoccupazione principale, per la maggior parte delle famiglie, è l’incapacità di far fronte ai debiti, visto che il 51% ha debiti superiori o pari al reddito.

E se nel 2008 il numero degli utenti dei centri di ascolto è rimasto stabile, si è però registrato un peggioramento delle loro condizioni: dall’aumento dei problemi occupazionali e di reddito alla crescita delle richieste di beni materiali.

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