Marcello Chirico
Intorno a mezzodì di ieri, Roberto Formigoni è entrato a Villa San Martino di Arcore, ha incontrato il premier Silvio Berlusconi e ottenuto rassicurazioni sullantica promessa. Quella datata primavera 2005 e che prevedeva la candidatura di un nutrito gruppetto di propri fedelissimi in cambio della rinuncia allidea di una propria lista personalizzata (di stampo riformista) alle scorse regionali. Promessa che adesso il governatore vorrebbe vedere confermata. Così come Berlusconi gli ha confermnato ieri mattina pure la propria candidatura, la cui accettazione il governatore ha sottoscritto nel pomeriggio di ieri presso la sede di Forza Italia, accompagnato dal codazzo di agenzie, fotografi e cineoperatori a rimarcare solennità e importanza dellevento.
Quanto alla squadra dei formigoniani, il capolista azzurro al Senato ha dispensato dosi dottimismo: «Abbiate pazienza ancora 24 ore e vedrete», ha detto, lasciando intendere che fino alla chiusura delle liste (prevista per le 20 di oggi) tutto è ancora possibile. E che il risicato manipolo di fedelissimi si trasformi ancora in un drappello, se non addirittura in un plotoncino. Ieri sera le notizie provenienti dalla sede azzurra romana non erano così confortanti, perchè gli uomini del governatore inseriti nelle liste lombarde - e, soprattutto, con buone possibilità di essere eletti - erano ridotti davvero a poche unità. Escludendo infatti il parlamentare uscente e ciellino doc Maurizio Lupi, inserito nella top-15 della Camera (per Lombardia 1), gli altri nomi si riducevano ad appena due, con la possibilità di diventare tre. Lassessore regionale Maurizio Bernardo è riuscito infatti a strappare la candidatura nel collegio Lombardia 3 (quello di Pavia-Lodi) sfruttando la buona considerazione nei propri riguardi di Silvio Berlusconi, mentre il suo collega di giunta Alberto Guglielmo (formigoniano di ferro) non è riuscito ad andare oltre una ventiduesima posizione nella lista dei senatori: considerando che, al massimo, in Lombardia ne passeranno tredici, la candidatura di questultimo risulterebbe inutile agli scopi del governatore. Che, a Roma, vorrebbe sbarcare con almeno un poker di uomini, se non addirittura qualcuno in più (originariamente la promessa ne prevedeva una ventina, ridottisi poi a dieci ed ora a molto meno). Berlusconi pare orientato a concedergli pure Alessandro Moneta, altro assessore regionale in buoni rapporti con la famiglia, e stop.
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