Marcello Chirico
Né il 9 e neppure il 10 aprile. Bensì, il 6 marzo. Quello sarà «il giorno decisivo per lesito delle elezioni per la Casa delle libertà», in altre parole «il giorno in cui la Cdl saprà se potrà vincere o perdere le proprie elezioni». A evidenziare in rosso (e ad alta voce) quella data sulla propria agenda è stato ieri mattina - durante un convegno al Pirellone - Roberto Formigoni, sapendo bene che quello sarà lultimo giorno utile per annunciare le candidature ufficiali da parte di tutti i partiti. Facile quindi dedurre il significato dellavviso ai naviganti lanciato dal governatore lombardo: la vittoria sullUnione prodiana verrà decisa dagli uomini che ogni forza politica metterà in campo. Compreso il suo, che lui vorrebbe inserito nelle liste azzurre per il Senato, ma che finora non ha ancora ottenuto il via libera di Berlusconi e - soprattutto - ha incassato lo stop dei leghisti.
A 96 ore dal verdetto, Formigoni si dice però «convinto che il presidente Berlusconi farà delle liste competitive e aperte, capaci di attrarre consenso». Ergo, con Formigoni dentro, «perché - ribadisce il governatore - è così che si vincono le elezioni, mettendo in pista gli uomini giusti». Vedi appunto il governatore della Lombardia, ritenuta da lui medesimo «unopportunità, sta agli altri coglierla».
Alle 20.30 sempre di ieri il «caso Formigoni» è approdato in tv, precisamente su La7 nell«Otto e mezzo» di Giuliano Ferrara. Che lha pungolato soprattutto su quello che potrà essere lo scenario futuro in caso di un «no, mi dispiace» di Berlusconi e che per Formigoni (come già anticipato al Giornale) non potrebbe restare senza conseguenze. «Se vinciamo come credo - ha risposto il governatore - potrei fare il ministro, oppure qualcosaltro (leggi, premierato) qualora Berlusconi approdasse al Quirinale, oppure restare in Regione Lombardia.
Se perdiamo, lassetto della Cdl non potrebbe restare inalterato, poiché sarebbe lespressione di uno schieramento perdente. Si aprirà quindi un dibattito interno, al quale vorrei contribuire con le mie riflessioni: bisognerebbe cambiare, altrimenti si continuerebbe a perdere come in questi ultimi tre anni». Una cosa è comunque certa: «Il polo riformista, formato da cattolici e laici, dovrebbe ottenere una propria rappresentanza».
Lunica condizione pretesa da Formigoni è che leventuale «no» di Berlusconi «venga motivato, e potrei pure accettarlo se sarà convincente». In caso contrario, però...
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