Claudio Roncallo
Quella del Forte Begato è una storia davvero triste che inizia nel 1990. In questa data infatti la fortificazione apparve, agli occhi dell'amministrazione comunale, come la più indicata di tutto il complesso del Righi ad ospitare manifestazioni ed attività all'aperto che avessero necessità di aree pianeggianti. Ad agevolare la scelta fu anche l'abbandono del Forte da parte dell'Esercito che, nei decenni precedenti, lo aveva utilizzato come deposito. In quel periodo la nostra città si apprestava ad affrontare i festeggiamenti per il cinquecentenario della scoperta dell'America; e se al Porto Antico si iniziavano a vedere l'Acquario e il Bigo di Renzo Piano, sulle alture mancavano delle attrattive di pari valore.
Le condizioni del vasto edificio erano però pessime e i danni provocati dai bombardamenti dell'ultima guerra ancora ben visibili; perciò fu ritenuto indispensabile un restauro, soprattutto nelle sale interne del Forte Begato. I lavori, dopo una regolare gara di appalto, furono divisi in lotti e consegnati nel 1995 alle varie ditte appaltatrici, fra le quali spiccava la Gepco, adesso fallita.
La data di fine lavori venne nel complesso rispettata (31/12/1996), ma ci furono non pochi problemi con il collaudo. Questo infatti deve essere eseguito, a termini di legge, entro due mesi dalla fine dei lavori, ma ciò non avvenne. Da quel momento il Forte Begato venne abbandonato a se stesso, senza una adeguata sorveglianza e con la maggior parte degli infissi aperti sia in estate che in inverno. Il motivo? Si voleva semplicemente evitare, con questo piccolo accorgimento, che si formasse una condensa, e conseguentemente un'umidità, tale da rovinare i lavori da pochi mesi portati a termine. Peccato che non si pensò alle piogge, alle nevicate, alle raffiche di vento (la fortificazione settecentesca è infatti posizionata ad una discreta altitudine sul livello del mare).
Fu così che, nel corso degli anni, il Forte Begato dovette subire non solo l'attacco delle intemperie, ma anche le opere dei vandali, come si evince dallo stato attuale dei suoi interni: vetri rotti, porte sfasciate e muri scrostati sono le prime cose che si possono notare. È superfluo dire che il collaudo, finalmente effettuato tre anni fa, non venne superato.
Insomma una storia di ordinario degrado, ma soprattutto di denaro sciupato e opportunità perdute. Dal punto di vista economico, oltre ai contributi della Regione e del Comune si usufruì anche di quelli dell'Unione europea, per un ammontare complessivo di 13 miliardi delle vecchie lire. Dall'altra parte c'è tutto il rammarico per quello che poteva essere e non è stato. I progetti che nel corso del tempo si sono fatti riguardo al Forte sono numerosissimi: dapprima si parlò dell'apertura di uno o più ristoranti; in seguito fu avanzata la proposta di costruire maneggi o addirittura un centro sportivo per l'equitazione. I bene informati parlavano anche della possibilità che al Righi venissero trasferite le sedi di alcune facoltà dell'Università di Genova. In effetti, come accennavamo in precedenza, gli spazi ci sarebbero anche stati, ma probabilmente è mancata la volontà di portare a termine questo ambizioso progetto. Inoltre è possibile che si sia sottovalutato il fattore scomodità: raggiungere il Righi non è così agevole, considerando soprattutto la qualità delle strade che vi conducono.
Di chi sia la colpa di tutto questo, se le ditte appaltatrici abbiano lavorato bene oppure se ci sia stata una mancanza da parte dell'amministrazione pubblica, lo dovrà stabilire il processo in corso. Lauspicio è che si metta mano al Forte e che non si butti via ciò che di buono, nonostante tutto, è stato compiuto.
Fa quasi tenerezza leggere sul sito www.fortidigenova.it (che probabilmente non viene aggiornato da un po di tempo) questa frase: «Alcuni fabbricati intorno al maschio furono restaurati, per essere adibiti a foyer di ricevimento per il pubblico, ristorante e zona bar al chiuso ed all'aperto, alloggi per la custodia. Iniziò quindi il conseguente intervento di restauro della caserma, grazie al quale la fortificazione potrà essere consegnata alla città». Speriamo che prima o poi questo possa avvenire realmente, magari ridimensionando i progetti che erano stati fatti originariamente. A questo proposito quello del Forte Sperone potrebbe rappresentare un buon esempio da seguire.
È solo un'idea, come tante altre, che consentirebbe di evitare uno spreco.
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